Il 2020 per i mercati all'ingrosso si chiude sottotono con un trend caratterizzato da ondate simili a quelle dell'emergenza sanitaria creata dalla diffusione del Covid. Inizio dell'anno a passo lento, ma con il primo lockdown si assiste a una inaspettata impennata delle vendite con la riscoperta del negozio sotto casa e di quartiere. L'inizio della stagione estiva non regala grandi soddisfazioni, ma ad agosto i mercati vicini alle località turistiche di mare e montagna lavorano bene. Soffrono le città d'arte e d'affari come Milano dove si aspetta la ripartenza che a settembre che non arriva. A ottobre ritorna con forza il virus, ma non si replicano le vendite del primo lockdown. Un andamento lento fino alle feste dove in alcuni mercati si vende, ma senza euforia. Quanto si è guadagnato in primavera si è perso in autunno. Si salvano alcuni settori – come la frutta secca – che hanno un registrato un buon 2020.
Un 2020 con affari su e giù, l'Horeca sprofonda
Il bilancio finale del 2020, secondo i grossisti dei maggiori mercati, vede una situazione simile nei numeri a quella all'anno scorso, ma con un andamento poco costante: un continuo su e giù. Male gli operatori specializzati nel canale Horeca, nelle mense, nel catering, nel consumo collettivo con perdite arrivate anche all'80%. Sprofonda soprattutto chi non è riuscito a convertirsi e trovare nuove strade e canali commerciali. Si sono chiesti ristori al Governo e c'è ha lanciato l'idea di un voucher di sostegno ai consumi di ortofrutta. Siamo alla frutta. Seppure da questa situazione di crisi possono nascere nuove opportunità grazie alle risorse del programma Next Generation per modernizzare le strutture oppure seguire e governare la tendenza delle vendite on-line caratterizzando i siti come piattaforme tecnologiche per la consegna dell'ultimo miglio degli operatori dell'e-commerce.
Nel 2020 salva la frutta secca, venduta bene anche nelle feste
Jacopo Montresor, fresco di nomina alla presidenza dell'associazione Fedagro di Verona, parla di una attuale “grossa sofferenza in generale anche se sotto le feste c'è stato un po' di movimento. Una delle criticità maggiori è legata al fermo dell'export dove abbiamo la Germania chiusa in un lockdown totale, si vedono i clienti di Slovenia, Croazia e Bosnia ma non sono grossi carichi”. Montresor vista la esperienza con la frutta secca, è titolare dell'azienda Plimont fondata dal nonno nel 1950, ci parla del buon andamento del settore: “Viviamo un buon periodo e anche per queste feste c'è stata richiesta e un discreto movimento. Si sono vendute le noci, ma l'articolo più richiesto sono state le mandorle sgusciate, così come sono andate bene le arachidi, fichi secchi, datteri”. Montresor vuole precisare: “Negli ultimi anni il consumo si è destagionalizzato, seppure il picco delle vendite si regisatri nei mesi freddi: da settembre a marzo. L'articolo più venduto nel 2020? Le noci, ma abbiamo fatto anche tanta torrefazione di arachidi, sono andati molto bene i pistacchi ed è stata buona richiesta per i datteri di Israele”.
Il dumping californiano sulle noci
Un bilancio positivo, ma non si può non citare il forte dumping americano o californiano sul fronte delle noci: “Una campagna molto concorrenziale con 720mila tonnellate di produzione portano le noci in Italia a poco più di 2 euro – spiega Montresor – contro i 9 della produzione italiana. Sono produzioni esagerate e i prezzi crollano, rispetto all'anno scorso si abbassati di 1 euro. Se la Gdo punta sul prodotto californiani gli altri venditori si sono orientati verso quelli francesi, italiani o cileni”. Un passaggio anche sulla frutta esotica che vista la chiusura del canale Horeca stenta. “Sono crollati i volumi anche se paradossalmente il prezzo è aumentato per mancanza di prodotto”. Ad esempio l'ananas via aerea è intorno ai 5 euro, sul mango ci sono problemi di scioperi in Perù ma se vende un quarto rispetto all'anno scorso.
A Firenze: “Se va bene gli stessi numeri dell'anno scorso”
Il bilancio del mercato fiorentino viene offerto a myfruit.it da Aurelio Baccini, responsabile Fedagro locale e vicepresidente nazionale dell'associazione. “Un Natale sottotono per la gran parte degli articoli. Una brusca frenata per i pomodori verdi e rossi, le vendite si sono inchiodate, siamo su un territorio dove i prezzi sono da determinare. Stesso discorso per le insalate mentre le melanzane quotano 1,80 e i peperoni da 1,50 a 1,70 euro. Stazionari i prezzi di arance, mele, pere, clementine che quotano un euro di media e fino a 1,20 per quelle extra ma non ci sono grandi movimentazioni. L'uva si è venduta per la ricorrenza, ma senza enfasi, con la coda siciliana e la varietà spagnola. Si vende il kiwi nazionale che quota da 1,70 fino a 2,30 con il prodotto extra”.
Il bilancio 2020? “Dobbiamo vedere bene i numeri, ma le aziende che non facevano Horeca non hanno registrato grosse problematiche. Il fatturato è quasi invariato rispetto al 2019, le buone vendite del primo semestre si sono perse nel secondo. Se va bene tieni gli stessi numeri dell'anno scorso. Il problema sono le aziende specializzate nel canale Horeca con cali anche del 80%“.
A Roma un 2020 stazionario: “Terribile per chi lavora con Horeca”
Per Natale si è lavorato bene, poi la settimana è iniziata così: “Un dramma, tanta merce invenduta”. Fotografia scattata da Riccardo Pompei, vicepresidente di Fedagro Roma. Bene i prodotti del periodo: “Si sono vendute le clementine, il prodotto buono; anche l'uva, finita l'italiana stiamo lavorando con quella spagnola con discreti quantitativi da 2 a 2,30 euro”. Il bilancio sui 12 mesi? “Con il primo lockdown abbiamo recuperato la partenza lenta di inizio anno, gli ultimi sei mesi complicati e difficili. Navighiamo a vista, non facciamo grandi previsioni e fare programmazione con le aziende è diventato difficile. Il mercato cambia in modo incredibile in pochi giorni”. Il 2020 ci lascia un calo di fatturato: in alcuni casi di poca importanza, dipende dalla tipologia di azienda e se lavora con il canale horeca dove c'è stato un tonfo fino a al 60/70 %.
In Sardegna non si vendono neanche i carciofi
Cenzo Pisano, rappresentante di Fedagro per i grossisti sardi, non ha dubbi sulla caduta del secondo semestre nell'isola dove si è salvato solo agosto e dintorni grazie al turismo. “L'ultimo mese è stato pessimo, da dimenticare. L'altro giorno abbiamo raccolto per i poveri 2.300 casse di prodotto da dare in beneficenza, un numero che dice tanto.
Per le feste possiamo parlare di un calo dal 15 al 20%. Il mercato in certi giorni è deserto e abbiamo carciofi spinosi da buttare, eppure il prodotto extra con gambo lungo e tenero quota 0,60 euro mentre per la seconda si scende fino a 0,30/0,40. Non vanno bene neanche gli agrumi: le clementine locali vanno da 0,70 a 0,80 euro, sono bloccati i mandarini siciliani quotati da 0,80 a 0,90 mentre le arance Navel sarde quotano 0,55/0,60 e sono molto buone. Un prodotto eccezionale anche se di pezzatura piccola. Per l'uva, abbiamo quella spagnola a due euro, ma la richiesta è moderata”. Stanno peggio gli ortaggi: “Le zucchine sono quasi senza prezzo, siamo sui 0,50 mentre le melanzane siciliane intorno a 1,40/1,50, il pomodoro da insalata da 0,90 a 1 euro mentre il Camone tocca i 2 euro”. Pisano spera in una svolta: “Nel primo semestre si è venduto anche perché la bottega sotto casa aveva riacquistato i suoi clienti, poi è iniziato il calo. Saranno duri i primi mesi del 2021, speriamo in una inversione di tendenza”.