Ristoranti pieni, respirano i mercati all'ingrosso, manca ancora il turismo straniero, ma c'è tanta merce a poco prezzo. Il prodotto di buona qualità beninteso strappa buone quotazioni, ma il piccolo calibro uguale minore quotazione è abbondante. Quasi si svende, in alcuni casi. Vedi le ciliegie con ampia forbice di prezzo così come tra le pesche dove c'è concorrenza tra prodotto spagnolo e italiano. C'è richiesta per meloni e angurie, resistono e hanno prezzi interessanti le fragole. Riprendono le vendite di limoni e arance da spremuta per i bar.
A Cagliari ristoranti pieni, ma ortaggi a prezzi bassi
Il turismo è una leva fondamentale per i bilanci dei grossisti e della filiera ortofrutticola sarda. Lo conferma Cenzo Pisano, presidente Fedrago Cagliari, che parla di un risveglio dovuto al fermento dei consumi fuori casa. “I ristoranti sono pieni e abbiamo dei buoni riscontri, ci salvano loro. Si vede qualche novità”. In un contesto generale non esaltante per le vendite l'Horeca e il turismo fanno aumentare le vendite. Ma non va tutto bene, sottolinea Pisano: “Su alcuni articoli i prezzi sono a terra anche perché l'annata è quella che conosciamo, le pesche sono quelle che conosciamo. Le ciliegie italiane non hanno pezzatura e i prezzi sono bassissimi”.
Le fragole a 9 euro il chilo dai Monti Lessini
Vanno le bene le fragole: “Tirano un po', le importiamo dal Veneto, quelle dei Monti Lessini, siamo sui 18/19 euro il collo, quindi 9 euro il chilo”. Anche in Sardegna la lettura sulle campagna delle ciliegie è simile a quella nazionale ovvero tanti calibri piccoli. Ampia anche l'offerta con prodotto pugliese, veneto e spagnolo: “Queste spagnole hanno un calibro maggiore di quelle italiane e siamo sui 4/4,5 euro il chilo, si vendono abbastanza perché si tratta di un buon prodotto. Abbiamo poi le ciliegie Ferrovia pugliesi quotano 3,50/4 euro, parliamo sempre di buona pezzatura”. Tanto prodotto locale per le pesche – in particolare dai territori di San Sperate, Villacidro, Monastir – dove il calibro 3A spunta da 1,90 a 2 euro: “Non ci sono grandi quantitativi di merce grossa, ma quella che c'è si vende bene”.
Per le albicocche al contrario non vi è grande produzione locale: “Le importiamo, arrivano in particolare dall'Emilia Romagna e dalla provincia di Bari e le quotazioni sono a 1,70/1,80 per merce buona”. Bene l'anguria locale nera – la pianura del Campidano è un gran forziere di frutta e verdura – che che oscilla da 0,60 a 0,70 euro.” Una buona richiesta come per il melone: “Il buon prodotto va da 0,90 a 1 euro. C'è buona richiesta del melone verde, buonissimo e si vende a 0,80/0,90 euro”.
Melanzane a terra
Pisano sugli ortaggi vede male: “Sono a terra le melanzane che quotano da 0,60 a 0,70 euro come le zucchine. Tengono invece i peperoni rossi che stanno su 1,70 sia quelli di origine locale della Sardegna sia quelli spagnoli. Hanno lo stesso prezzo”. Per i pomodori dipende dalla varietà. Il grappolo quota 1,20, in Sardegna soffre meno la pressione calmierante del prodotto olandese, mentre il Camone sardo intorno a 1,80. L'Horeca spinge le vendite di limoni – quelli locali sono interno a 1 euro, allo stesso prezzo di quello spagnolo”. Sono richieste quella da spremuta, in particolare dai bar, prodotto solo spagnolo e siamo intorno a 1 euro”.
Per i pomodori dipende dalla varietà. Il grappolo sta intorno all'euro, soffre meno della pressione calmierante del prodotto olandese, mentre il Camone sardo oscilla da 1,80 a 2 euro. Su quel prezzo anche il datterino. L'Horeca spinge le vendite di limoni – quelli locali sono interno a 1 euro ma c'è anche prodotto siciliano con una quotazione simile. E le arance? ”Sono richieste quella da spremuta, in particolare dai bar, prodotto solo spagnolo e siamo 0,90/1 euro”. Infine i kiwi dalla Grecia: intorno a 2,60/2,70 euro.
A Torino pesche in ribasso, ciliegie partono da 1,50
Nel capoluogo piemontese, al Caat, le quotazioni delle ciliegie non sono molto lontane da quelle del mercato sardo. I calibri piccoli (da 22 a 24) partono da 1,50 per non superare i 2 euro, mentre il Durone di Vignola lavorato in vaschetta (calibro 30/31) raggiunge i 7 euro e la Ferrovia (calibro 26/28) alla rinfusa oscilla da 2,50 a 3,50 euro. Spuntano un buon prezzo le albicocche Errani in vaschetta (calibro 50/55) che toccano i 2,40 euro. Scendono da 0,5 a 0,10 euro i prezzi di alcune varietà di pesche, i calibri più piccoli partono da 0,80 euro per arrivare a 1,80/2 euro per i più grossi, stesso prezzo per il prodotto italiano e spagnolo. L‘uva siciliana Vittoria monostrato quota fino a 2,80 euro mentre la nera Black Magic si ferma un po' prima: a 2,50 euro.
In calo anche le angurie, le più grandi (12/16 kg) perdono circa 0,15 euro e oscillano da 0,30 a 0,40 mentre le angurie baby vanno da 0,50 a 0,60 euro. Il melone con il prezzo più alto raggiunge 1,80 euro per il liscio e 1,30 per il retato. Il mantovano retato tocca 1,20 euro al chilo. Le mele sono per la gran parte abbondantemente sopra l'euro fino ai 2,10 della Pink Lady mentre le pere Coscia dall' Argentina si vendono a 2,20 euro mentre si ferma a 1,50 la Kaiser emiliano-romagnola. Il kiwi Zespri dalla Nuova Zelanda tocca i 3,50 euro mentre quello cileno 2.60/2,80.
Prezzi bassi per gli ortaggi
Il pomodoro olandese a grappolo frena il prezzo dell'origine Italia e si oscilla per entrambi da 0,80 a 1 euro. Il Cuore di Bue è in leggera flessione – circa 0,5 euro – e oscilla da 1 a 1,30 mentre l'origine locale piemontese paga: si toccano 1,50 euro al chilo. Il Ciliegino oscilla da 1,80 a 2 euro, ma quelli più piccoli strappano anche 2,50 come la varietà Marinda mentre i Datterini toccano i 3,30 euro. Le zucchine chiare con fiore raggiungono 0,80 euro mentre quelle scure si fermano a 0,70, quelle origine Lazio possono raggiungere 1 euro. Ampia scelta di prezzo per le melanzane che oscillano da 0,50 a 1 euro.
A Catania la zona bianca è arrivata dopo
Sull'incidenza delle zone bianche possiamo fare il confronto Sardegna vs Sicilia dove il bianco ha preso il via solo lunedì scorso: “E' ancora presto per fare valutazioni. Dobbiamo aspettare luglio – racconta a myfruit.it Emanuele Zappia, direttore del mercato di Catania – Sui consumi è chiaro l'andamento a passo lento, un dato quasi strutturale: si registra una effervescenza durante le prime due settimane e un rallentamento nella seconda metà del mese. Indice di una minore capacità di spesa. Siamo al di sotto delle aspettative. Il Covid riprendendo un detto siciliano ovvero ha svolto la funzione della neve: quando si scioglie, si vedono i buchi”.
Per quanto riguarda gli articoli. “Si sente la crisi delle ciliegie, una situazione che ci ha condizionato. Ci salviamo con le ciliegie locali. Avevamo delle buone aspettative sulle albicocche che hanno venduto bene le settimane scorse, ora siamo in fase di rallentamento. Il riflesso dell'andamento dei consumi secondo la capacità di spesa differenziata tra prima e seconda metà del mese”.