18 marzo 2011

Dall’emergenza umanitaria a quella alimentare

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Radioattività e import agroalimentare: un binomio attuale dopo la catastrofe giapponese. L'esigenza di monitorare la contaminazione degli alimenti cresce a livello mondiale, specie in Corea del Sud, Hong Kong, Singapore, Sri Lanka, Filippine e Australia, che utilizzano prodotti freschi  dell'arcipelago. In particolare preoccupa il cesio-137, che si accumula nelle foglie dei vegetali e nei muscoli degli animali dimezzandosi in 30 anni. Diversa situazione in Europa, che importa alimenti in massima parte conservati (carne, pesce) o accessori (alghe, sesamo, tè). Inoltre, ricorda Coldiretti, il Giappone già dipendeva per il 60% del suo fabbisogno alimentare dall'estero: fabbisogno oggi aggravato e compromesso dalla distruzione di coltivazioni e porti operata dallo tsunami. L'UE raccomanda agli stati membri l'attuazione di controlli a campione sul livello di radioattività delle merci giapponesi confezionate dopo l'11 marzo, misura confermata in Italia dal ministro della Salute, che smentendo una dichiarazione sul blocco totale dell'import nipponico, ha firmato un decreto sul monitoraggio di tutti gli alimenti in arrivo dal Giappone presso gli uffici di sanità marittima e di frontiera.

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