02 febbraio 2021

Danni da cimice asiatica: strada in salita per ottenere i risarcimenti

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Cia-Agricoltori Italiani Ferrara e Confagricoltura Ferrara hanno organizzato un incontro con i frutticoltori del territorio a un anno dalla manifestazione del 30 gennaio 2020, che ha portato in piazza migliaia di agricoltori per protestare contro i gravi problemi fitosanitari ed economici del comparto frutticolo.

All’ordine del giorno le criticità del Decreto Legislativo 102/04 che stabilisce i criteri di assegnazione dei risarcimenti del Fondo di solidarietà nazionale alle aziende agricole che hanno subito danni da cimice asiatica. Sotto osservazione, in particolare, il criterio che impone di calcolare il calo della Plv, stabilito al 30% sull’intera produzione aziendale e non esclusivamente sul frutteto. Una rigidità che non considera il danno “colturale” e che le associazioni avevano chiesto di modificare al Ministero, come spiegano il presidente di Cia Ferrara, Stefano Calderoni e quello di Confagricoltura Gianluca Vertuani.

Il punto di vista di Cia-Agricoltori Italiani Ferrara e Confagricoltura Ferrara

Molte aziende sono rimaste escluse dai risarcimenti, produttori che magari hanno avuto dei danni sui frutteti anche oltre il 50-60%, solo perché le altre colture in azienda sono andate bene e hanno fatto aumentare la Plv totale, sulla quale viene calcolato il danno del 30%. Problematico anche il metodo di calcolo dei risarcimenti basato sulla storicità delle rese: in sostanza si guardano i dati produttivi dei tre anni precedenti, un benchmark “falsato” perché non tiene conto delle calamità – sempre più frequenti anche a causa della messa al bando di alcune molecole – che hanno pregiudicato la produzione media. Noi – spiegano i due presidenti – abbiamo bisogno di veder riconosciuto il danno reale e purtroppo in questo senso lo strumento del fondo di calamità ha dei limiti, sia per la cimice, ma anche per le gelate e gli altri gravi problemi fitosanitari che colpiscono i frutteti. Spesso a livello politico si fa fatica a comprendere che i mancati risarcimenti hanno un peso economico pesantissimo perché portano all’eradicazione dei frutteti e alla perdita costante di posti di lavoro in un territorio a vocazione agricola come il nostro. Cosa si può cambiare, dunque, a livello legislativo e operativo? Nel corso della riunione sono state fatte alcune proposte che verranno presentante a tutti i livelli istituzionali, a partire dall’assessorato all’Agricoltura al quale le associazioni chiedono di fare squadra per modificare la legge nazionale“.

“La prima cosa da fare – continuano i presidenti delle due associazioni – sarebbe cambiare i parametri di riferimento per stabilire i danni e utilizzare lo Standard Value (che a livello di assicurazioni agricole stabilisce valori unitari massimi assicurabili ai fini dell'agevolazione pubblica) come indice per calcolare la calamità. Così verrebbero considerate le medie produttive a livello regionale, che tengono conto delle particolarità del territorio e della sua storicità reale. Chiaramente sappiamo che per difendere le singole colture ci sono le assicurazioni e che la 102 risarcisce un danno “aziendale”, piuttosto che colturale. Ma servirebbe un forte riequilibrio dei criteri, per non escludere le aziende che hanno subito danni reali, come avevamo già chiesto al Ministero, ancor prima che uscisse il Decreto. Quindi sarebbe necessario, a nostro avviso, un aggiornamento della legge a livello nazionale o una nuova legge pensata con uno “spirito” che consideri la calamità anche a livello di comparto, come quello delle pere, risarcendola dunque anche su base colturale e non solo sul danno complessivo subito delle aziende. Perché è vero che magari un danno da cimice o da gelata non sempre compromette la sopravvivenza dell’azienda, ma sicuramente non investe, il settore non cresce e rischiano di scomparire intere colture frutticole”.

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