Stamattina all'Italian fruit village, il format di internazionalizzazione ideato dal Consorzio Edamus, durante la prima giornata di Fruit Logistica, in poco più di un'ora le Donne italiane dell'ortofrutta hanno confermato di avere idee chiare, competenze, ed energia per affrontare i temi del momento, e cioè la normativa sul packaging monouso, i costi dei trasporti e della logistica, l'andamento dei mercati a livello globale e, infine, l'innovazione intesa nella sua accezione più ampia, dal cambiamento varietale alla comunicazione.
L'incontro “Ortofrutta italiana tra vecchie e nuove sfide, costi e competitività, export, innovazione, packaging” organizzato dall'Associazione nazionale Le donne dell'ortofrutta e da myfruit.it ha infatti dato luogo a un dibattito dove sono emersi numerosi spunti di riflessione. A moderare i lavori Raffaella Quadretti, direttrice della testata nonché socia fondatrice dell'Associazione.
La riflessione sugli imballaggi monouso
A cominciare da quello proposto da Giulia Montanaro, International relations officer di Assomela, che ha fatto chiarezza circa la proposta di regolamentazione degli imballaggi a livello europeo.
“Lo strumento normativo scelto dall'Ue è il regolamento, il quale per sua natura giuridica impone di essere applicato tout court, senza un recepimento da parte dei singoli stati membri – ha ricordato – Si tratta di una norma molto restrittiva, che cita l'ortofrutta esplicitamente, e che punta al prodotto sfuso, poiché di fatto bandisce la plastica e tutti gli imballaggi monouso, senza considerare le implicazioni in termini di igiene e integrità del prodotto. Inoltre chiede bollini industrialmente compostabili, non considerando la loro valenza, per la nostra filiera, come importante strumento di comunicazione”.
“Oggi è in corso la fase di consultazione pubblica – ha precisato – invito tutti a prenderne parte. L'Ue vuole chiudere la procedura di approvazione entro il terzo trimestre del 2023”.
Prezzo dei noli in discesa, le ricadute
Valentina Mellano, Ceo di Nord Ovest, ha invece fatto il punto su un altro tema centrale, quello dei costi logistici. “Le spedizioni internazionali e Oltremare sono tornate ai livelli pre-pandemia – ha riferito – Dopo l'estate del 2022 abbiamo riscontrato il crollo dei noli da 12mila a duemila euro dal Fareast verso l'Europa, una tratta che di fatto è il termometro di quanto avviene a livello globale. Ma se la riduzione dei costi può dare un po' di respiro alle aziende, magari spingendo l'export, non va dimenticato lo scenario globale: l'abbassamento dei costi logistici è la conseguenza della recessione del commercio internazionale”.
Un anno difficile
Sara Grasso, export manager di Oranfrizer, ha invece delineato l'andamento del 2022 nei diversi mercati. “Si è trattato di un anno difficile, caratterizzato da mercati stressati, consumi ridotti, riduzione delle marginalità – ha fatto notare – Alcuni buyer hanno scelto di approvvigionarsi da origini diverse, è importante che il nostro prodotto continui a differenziarsi per la qualità”.
“Per l'ortofrutta italiana – ha proseguito – il mercato europeo, così come Usa e Sud America, resta importante, con le buone performance della Germania, la volubilità di Francia e Paesi del Nord e la stabilità di Svizzera e Uk. Grosso potenziale per i kiwi in Cina e, in generale, per gli Emirati. Mentre il Giappone, ancora in recessione per la pandemia, resta un mercato complicato”.
Il coraggio di innovare
Nella sessione I casi felici di innovazione le Donne dell'ortofrutta hanno raccontato le loro esperienze. Denominatore comune il coraggio e la caparbietà di credere nei nuovi progetti.
“Poiché le varietà tradizionali, in particolare la Vittoria, stanno soffrendo, il topic del momento è il cambiamento varietale – ha spiegato Teresa Diomede, titolare di Racemus – Anche noi abbiamo così optato per un cambio repentino, scegliendo varietà che facilitino la commercializzazione”.
“La nostra linea Mangiatutto, ad alto contenuto di servizio, nasce dalla consapevolezza della generalizzata mancanza di tempo – ha argomentato Alessandra Damiani, responsabile commerciale e qualità di Orsini e Damiani – E' fondamentale mettersi in ascolto per intuire le esigenze dei consumatori, in particolare dei giovani. Fare innovazione è costoso, richiede pazienza, coraggio e determinazione”.
“Stiamo investendo sulla comunicazione – ha sottolineato Francesca Appio, Cfo e social media manager di Op Primo Sole – Attraverso i social abbiamo scelto di comunicare direttamente con il consumatore e non con il nostro cliente, la Gdo. Con investimenti contenuti siamo riusciti a portare i consumatori nei punti di vendita, favorendo così anche le insegne con cui lavoriamo”.
“Abbiamo abbandonato la plastica a vantaggio del film 100% compostabile per quei prodotti in grado di sostenere questo tipo di cambiamento – ha evidenziato Stefania Mana, commercial manager di Op Joinfruit – Anche le etichette sono completamente riciclabili, un lavoro che ci inorgoglisce”.
“Con Foen – ha concluso Maria Pia Paolillo, fondatrice e titolare di Foen – siamo passati dall'ortofrutta alla cosmesi. Oggi siamo a sette referenze a base di estratto di finocchio, un modo diverso per mettere in luce questo ortaggio”.