Sono oltre 2,7 le tonnellate di cocaina sequestrate nel porto di Gioia Tauro.
Si tratta di un’operazione che ieri 20 febbraio ha portato all’arresto di due funzionari dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli del Comune calabrese, nonché al fermo di una dipendente di una società di spedizioni.
I fatti
Nel corso delle indagini gli investigatori avrebbero accertato cinque importazioni tra giugno 2020 e ottobre 2022, per oltre tre tonnellate di cocaina, 2,7 delle quali intercettate dai finanzieri.
A essere indagati sono sette soggetti, tra i quali figura anche un terzo funzionario doganale, già tratto in arresto nel corso di un’altra operazione che risale a ottobre 2022.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i funzionari avrebbero fatto parte di un sodalizio criminale costituito dal responsabile di un’azienda di spedizioni, da portuali corrotti e dai referenti delle principali cosche di ‘ndrangheta operanti nell’area della piana di Gioia Tauro.
Entrando nel merito, i doganieri coinvolti avrebbero consentito l’uscita dal porto degli ingenti quantitativi di cocaina alterando gli esiti delle ispezioni o omettendo la rilevazione di anomalie nei carichi controllati.
Tra i documenti rinvenuti dai finanzieri figurano anche istruzioni precise su come i narcos sudamericani avrebbero dovuto collocare i panetti di cocaina all’interno dei carichi di copertura, al fine di ridurre sensibilmente la possibilità che questi venissero individuati durante i controlli.
Un deja vu
Non è la prima volta che nei porti italiani vengono smascherati fatti simili. E non è raro, come già riferito in passato da myfruit.it, che nei container utilizzati come vettore per trasportare stupefacenti ci siano anche carichi di ortofrutta: spesso si tratta di banane o di altri frutti tropicali.