Tra i 35-40 centesimi al chilo per le albicocche, 20-25 per le pesche e susine, 25-30 per le nettarine. Sono i prezzi che quest'anno verranno liquidati agli agricoltori e che secondo Confagricoltura determinano una perdita di circa 3000/4000 euro a ettaro in Emilia Romagna. “Evidentemente le strutture di conferimento non hanno svolto bene il compito a loro attribuito, che va dalla regolazione della produzione alla strategia di marketing – afferma Nicola Servadei, vicepresidente dei frutticoltori di Confagricoltura Emilia Romagna e produttore di di drupacee nel ravennate –. Come fermare ora gli abbattimenti dei frutteti? Ma ciò pare non interessare neppure a chi sfila per l’ambiente”.
Dura la posizione anche del presidente regionale dei frutticoltori, Albano Bergami: «Conosciamo il colpevole: la pessima gestione organizzativa e commerciale di tutto il comparto delle drupacee. Va rivisto completamente il sistema attuale perché risultano fallimentari sia le scelte varietali che la programmazione dell’offerta quali-quantitativa, come mettere al primo posto la shelf life-conservabilità invece della bontà del prodotto. Abbiamo solo due possibilità, la prima è regolare l’offerta a livello europeo, obiettivo difficilmente raggiungibile nel breve periodo; la seconda, seguire l’esempio di alcune iniziative portate avanti nei comparti più vicini (mele e kiwi), dove le operazioni di maggiore successo vengono gestite da uno o più soggetti commerciali, che partendo dall’individuazione di varietà corrispondenti alle esigenze dei consumatori e quindi dei mercati, controllano e regolano tutti i passaggi della filiera, dalla produzione del materiale vegetale alla commercializzazione, attraverso la costituzione di Club Varietali».
«Vogliamo tutti un’agricoltura dagli alti standard qualitativi, però poi chiediamo ai produttori di lavorare per 20 centesimi al chilo – conclude Alberto Mazzoni, vicepresidente di Confagricoltura Emilia-Romagna –. Servono soluzioni dal campo alla trasformazione e vanno ricercate nell’ambito della filiera; occorre una nuova progettualità anche
per il prodotto destinato all’industria».