05 luglio 2019

Drupacee, inizio in salita dopo le piogge di maggio. Il punto della situazione

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La campagna drupacee in Italia avrà probabilmente un “prima” e un “dopo maggio 2019”. Le piogge abbondanti, infatti, hanno compromesso buona parte delle produzioni precoci e ora l’arrivo delle temperature più consone alla stagione estiva sta (finalmente) vivacizzando mercato e consumi. Per gli operatori italiani, però, resta la preoccupazione per una buona offerta anche dai principali competitor del bacino mediterraneo, Spagna e Grecia in primis. 

Per quanto riguarda la Romagna, Cristian Moretti, direttore generale di Agrintesa, prevede una buona annata per pesche, nettarine e susine, senza particolari scostamenti rispetto all’anno scorso. “Recuperano invece in maniera decisa le albicocche, tornando ai livelli del 2017, anche perché il 2018 è stato un anno di scarica. In generale, sarà una campagna nella norma, con un calendario di produzione regolare. Il mese di maggio, infatti, ha azzerato quell’anticipo che si prevedeva”, precisa il dg di Agrintesa. Che continua: “L’offerta di drupacee presente in tutta Europa preoccupa, ma la storia che abbiamo alle spalle, il rinnovamento varietale, la tecnologia degli impianti e le tante certificazioni di prodotto (Grasp, A ridotto numero di residui e Certificazione solidale SA8000, ndr) sono gli elementi che ci permetteranno di fare la differenza”.

Parlando di drupacee l’imballo principale continua a essere il classico cestino con rete ed etichetta a bandiera, il flowpack o il cestino con coperchio. “Le cose cambiano un po’ sulla linea dei prodotti biologici che hanno visto un incremento di vaschette in cartone a discapito dei cestini in plastica – spiega Rita Biserni, marketing estero di Alegra, braccio commerciale di Agrintesa – Questo per il prodotto confezionato in generale, in modo indistinto per Italia ed estero. Abbiamo, poi, riscontrato un forte aumento nella richiesta di alveoli in carta e in polpa di legno, invece di quelli in plastica per il mercato tedesco”. 

“Detto ciò, il nostro reparto marketing è impegnato insieme all’ufficio produzione Agrintesa nella ricerca costante di materiali alternativi biodegradabili e compostabili (cestini, etichette, bollini, reti e film) che abbiano il giusto equilibrio tra costo e prestazione, sia in fase di confezionamento sia di trasporto. Ma l’attenzione all’ambiente si vede anche nel nostro stabilimento di Bagnacavallo (Ravenna), munito di un impianto fotovoltaico di ultima generazione con una capacità di 1mw, e nello stabilimento di Faenza, dove stiamo potenziando l’impianto esistente”.  

Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit Italia, fa il punto da Nord a Sud della Penisola. “Per quanto ci riguarda possiamo confermare una riduzione di pesche e nettarine nelle aree produttive settentrionali e una crescente importanza delle produzioni da Puglia e Calabria. Al Nord, invece, si confermano dati positivi per ciliegie e albicocche, anche se il maltempo di maggio ha dimezzato i volumi delle ciliegie e compromesso la raccolta delle varietà precoci di albicocche”.

E poi il punto specie per specie: “Abbiamo lavorato molto sul rinnovo varietale delle ciliegie soprattutto negli areali del centro-nord e anche sulla copertura degli impianti. L’innovazione varietale, poi, ci permette di gestire prodotti in differenti territori (dalla Puglia al Trentino) allungando il calendario dai primi maggio fino a metà luglio. Per quest’anno stimiamo una produzione di 31mila quintali di ciliegie, di cui 4.300 biologici”.

Anche nel caso delle albicocche Apofruit lavora su rinnovo varietale con la creazione di una linea di varietà rosse, che valorizzi l’aspetto gustativo oltre che visivo. Obiettivi: continuità di prodotto e ampliamento del calendario di produzione, da maggio a settembre, assecondando l’aumento della richiesta. Principali areali produttivi sono Basilicata, Puglia e Romagna che permettono di avere a calendario le stesse varietà con maggiore ripartizione del rischio. Per quest’anno in Apofruit si stimano volumi superiori ai 160mila quintali (29mila bio).

“La base produttiva di pesche e nettarine resta in Romagna dove abbiamo siglato nuovi accordi per recuperare gli ettari espiantati – prosegue Zanelli – Seguono Puglia, Basilicata e Calabria. Le pesche soffrono l’offerta estera e un differente modello di consumo. Si deve lavorare per produrre calibri medi più sostenuti e immettere sul mercato frutti più pronti al consumo che incontrino il gusto dei consumatori”. I consumi di nettarine, invece, sono più brillanti, perché più facili e pratiche da gustare. “E – sottolinea il manager Apofruit – visto che lavorare su tante varietà rischia di confondere il consumatore, stiamo sì puntando sull’innovazione, ma garantendo costanza organolettica e visiva. Nel 2019 Apofruit dovrebbe movimentare 353mila quintali di pesche e nettarine, 42.600 dei quali bio”.

“Per come è strutturato il sistema paese, l’Italia non può competere dal punto di vista dei costi ma deve valorizzare al massimo la propria offerta sfruttando territorialità, disponibilità di calendari e varietà di prodotti che non hanno eguali, lavorando per diminuire costi di produzione e per un maggiore equilibrio tra quantità e qualità prodotta. Insomma – osserva Zanelli – puntare su qualità e differenziazione”. Un ultimo accenno alla sostenibilità: “L’intero comparto si interroga su come diminuire l’impatto ambientale, a tutti i livelli, dalle aziende agricole – con l’introduzione di sistemi innovativi (risparmio idrico, giusti trattamenti chimici, copertura impianti, ecc.) – ai centri di confezionamento (Apofruit dispone di 2 MegaWatt impianti di fotovoltaico su buona parte delle strutture che vanno a coprire più del 10% della forza motrice utilizzata), fino agli imballi, per trovare insieme ai clienti nuove alternative che vadano verso il riutilizzo e giusta sostenibilità del comparto”.

Da Cesena alla Campania, con Marco Eleuteri, amministratore delegato di Op Armonia: “Produciamo pesche e nettarine tradizionali in Campania e Puglia e pesche piatte nelle Marche – inizia – Abbiamo circa 250 ettari investiti in pescheti, 60 per la produzione di ciliegie, una 40ina di ettari per le albicocche. Ma il nostro punto di forza sono le pesche piatte, che corrispondono al 10% della produzione nazionale, interamente assorbito dal mercato nazionale”. 

“Ogni anno cresciamo del 30% in superfici e oggi siamo a 110 ettari, di cui 40 impiantati solo nel 2018. Tutta la produzione serve a soddisfare domanda nazionale, dalla prima settimana di maggio alla prima decade di settembre. Se 7-8 anni esportavamo il 75% della produzione, oggi siamo a meno del 10%. Perché? Abbiamo evitato di andare a competere sul prezzo con i concorrenti spagnoli e puntato su una scelta gustativa premiata in Italia”.

“Abbiamo sempre puntato più all’aspetto organolettico, rinunciando alla produttività e il mercato ci sta premiando – continua Eleuteri – Così, l’innovazione varietale è diretta a valorizzare il gusto, non tanto i volumi”.

Innovazione varietale che l’azienda di Battipaglia (Salerno) fa affidandosi ai principali breeder europei. “Per le pesche piatte, però, facciamo da soli – puntualizza Eleuteri – Un programma di miglioramento genetico sulle pesche piatte con il Crea di Roma è partito nel 2015 e ha prodotto quasi 1.000 ibridi oggi sotto osservazione, mentre quest’anno abbiamo avviato una collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche e l’Irta di Lleida per analizzare l’aspetto gustativo e il valore nutraceutico di ogni varietà piatta esistente. In più, abbiamo chiuso due accordi di esclusiva in Italia per due varietà precoci di pesca piatta con un breeder francese e uno americano che permetteranno di essere sul mercato a fine di aprile 2021 con frutti dalle eccellenti caratteristiche organolettiche”. Intanto, tra i primi a partire con la linea di packaging in cartone, Aop Armonia mira a sostituire interamente la plastica in un paio di anni: “Oltre l’80% del nostro packaging è già in cartone – conclude Eleuteri – e la plastica utilizzata è rigorosamente R-pet”.

Articolo pubblicato su Fruchthandel Magazin

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