Fondata da Davide Parisi, Antonio Affinito e Paolo Iasevoli, la startup Evja offre ai produttori un sistema brevettato di agricoltura di precisione che consente di ottimizzare irrigazione, nutrizione e difesa, grazie all’uso di modelli agronomici predittivi e dell’intelligenza artificiale (AI). In un articolo su L’Economia del Corriere del Mezzogiorno Emanuele Imperiali ha raccontato l’idea dell’azienda napoletana.
L’acqua e i tattamenti necessari, non di più
Tutto inizia da un sistema che, attraverso sensori hi-tech e l’uso di AI, permette di monitorare le esigenze degli impianti di frutta e verdura, in modo da usare l’acqua che serve, non di più, e i trattamenti necessari, senza abusarne. A tutto vantaggio dell’ecosistema in termini di sostenibilità, dei consumatori per la qualità dei prodotti e degli agricoltori che risparmiano.
Osserva, previeni e intervieni
“Il nostro obiettivo – ha spiegato a Paolo Iasevoli, chief marketing officer e co-founder dell’azienda agritech partenopea – era, e resta, rendere l’agricoltura più sostenibile da un punto di vista economico e ambientale. Per raggiungere questo obiettivo, occorre osservare, prevedere e intervenire, grazie a un sistema di supporto decisionale che aiuta le aziende agricole ad ottimizzare irrigazione, nutrizione e difesa, ottenendo un raccolto migliore dal punto di vista quali-quantitativo”.
Grazie a questo sistema Opi (osserva, previeni e intervieni), Evija vanta oggi quattro brevetti, dei quali tre già riconosciuti a livello internazionale, e utilizza le più avanzate tecnologie in ambito di modellistica agronomica predittiva, intelligenza artificiale e sensoristica, puntando sulla cosiddetta internet delle cose.
“Lo sviluppo è stato portato avanti senza alcun investimento esterno fino a quest’anno – ha ricordato Iasevoli al Corriere del Mezzogiorno – L’azienda ha intrapreso diversi percorsi di accelerazione in Italia e all’estero, che hanno portato ad avere tra i soci nel 2016 due multinazionali del settore agricolo quali la tedesca Baywa e l’austriaca Rwa, tramite il loro programma di accelerazione agro innovation lab a Vienna. Nel 2017 abbiamo registrato l’investimento di Startupbootcamp Foodtech, una holding di startup internazionali. Nel 2019, dopo soli quattro anni dalla nascita, Evja aprì una sede a Wageningen, nel cuore dalla food valley olandese, continuando a espandere la propria presenza sui mercati internazionali fino ad essere attualmente operativa in nove Paesi e quattro continenti“.
La ricerca
Il settore principale è quello dell’orticoltura, sia in pieno campo che in coltura protetta. Hanno dato il loro contributo alla crescita dell’azienda numerosi docenti e ricercatori dell’università Federico II di Napoli. I principali partner scientifici della start up sono, oltre all’ateneo napoletano, l’Università di Pisa, quella di Almeria, il Cnr e il Crea, oltre a tutti gli stakeholder, nazionali e internazionali, interessati a sviluppare best practice nel settore agricolo.
Cdp Venture Capital
“A settembre Evja ha chiuso il suo primo round di investimento- Si tratta di una un pre-serie-A da 4,2 milioni, guidato da Cassa Depositi e Prestiti Venture Capital società di gestione del risparmio, attraverso il fondo Italia Venture II e il fondo Sefea Impact Sgr – conclude Iasevoli – Il nostro obiettivo adesso è intensificare la presenza internazionale e lo sviluppo tecnico-scientifico del prodotto“.
Queste risorse saranno prevalentemente impiegate per potenziare la struttura, preparare la startup per la fase di internazionalizzazione e accrescere ulteriormente il valore dei servizi offerti in termini di innovazione tecnologica.
Insomma, in virtù degli investimenti di Cdp Venture Capital, controllata di Cassa Depositi e Prestiti. che sostiene le startup, Evja potrà proseguire la propria penetrazione sui mercati esteri. Il settore dell’agritech è uno di quelli sui quali investe il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Fonte: L’economia del Corriere del Mezzogiorno