02 maggio 2023

Emergenza clima: sale il livello del Po, ma è allarme grandine

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Il livello idrometrico del fiume Po è salito al livello più alto dall'inizio dell'anno per effetto delle precipitazioni che sono importanti per salvare le semine primaverili di mais, girasole, soia e riso ma a preoccupare sono le bombe d’acqua e la grandine per i danni irreversibili che provocano alle coltivazioni in campo. E‘ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti al Ponte della Becca (Pavia) dove il più grande corso d’acqua italiano è risalito di oltre mezzo metro in 24 ore, ben sopra dei meno tre metri, con l’allerta meteo rossa in Emilia Romagna e gialla in altre nove regioni.

La secca del Po è rappresentativa della situazione in cui si trovano fiumi e laghi nel nord Italia con le ultime precipitazioni che rappresentano una boccata di ossigeno anche per circa 300mila aziende agricole in difficoltà per il lungo periodo di siccità che – sottolinea la Coldiretti – colpisce anche le colture autunnali come il frumento, l’orzo, l’erba medica e le altre foraggere.

Pioggia attesa ma attenzione alle bombe d'acqua

Se la pioggia è dunque attesa per ripristinare le scorte idriche in laghi, fiumi, terreni e montagne, i forti temporali con precipitazioni violente soprattutto se accompagnati da grandine – aggiunge la Coldiretti – provocano danni irreparabili alle coltivazioni e ai frutteti ma anche frane e smottamenti poiché i terreni secchi non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento. La caduta della grandine nelle campagne – precisa la Coldiretti – è la più dannosa in questa fase stagionale per le perdite irreversibili che provoca alle coltivazioni, mandando in fumo un intero anno di lavoro. La grandine – spiega la Coldiretti – colpisce i frutticini proprio nei primi giorni di formazione in modo da provocarne la caduta o danneggiandoli in modo tale da impedirne la crescita o lasciando deformazioni tali da renderli non adatti alla commercializzazione.

L’eccezionalità degli eventi atmosferici è ormai la norma, con una tendenza alla tropicalizzazione che – conclude la Coldiretti – si manifesta con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo, con sbalzi termici significativi che compromettono le coltivazioni nei campi con perdite della produzione agricola nazionale e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne.​

Troppa frutta da scartare per il maltempo

E dai territori arrivano i primi bilanci di gelate primaverili e grandinate che hanno caratterizzato il territorio nel mese di aprile. Preoccupati i produttori frutticoli e i viticoltori di Cia-Agricoltori Italiani Imola parlano di scarto. Albicocche, pesche, susine, ciliegie e, in misura minore, pere e mele rischiano di non essere idonee alla commercializzazione perché troppo danneggiate. Si profila così lo scenario peggiore per i produttori che dovranno comunque continuare a effettuare i trattamenti e sostenere i costi di raccolta e trasporto, senza però venire remunerati per i loro prodotti. Siamo dunque di fronte a un altro anno estremamente difficoltoso dal punto di vista della marginalità e dei redditi agricoli, al quale potrebbero aggiungersi le difficoltà irrigue che, nonostante le piogge di questi giorni, sono tutt’altro che scongiurate.

La proposta di Cia Imola

Secondo Luana Tampieri, presidentessa di Cia Imola: “Serve un patto anticrisi per l’agricoltura, condiviso da Regione, associazioni di categoria del territorio e da tutti i soggetti delle filiere per sostenere frutticoltori e viticoltori”. E continua: “Ormai ci siamo persino stancati di ripeterlo, tanto è evidente: se non si farà qualcosa in fretta per tutelare i nostri prodotti e chi produce cibo, siamo destinati all’importazione e alla non autosufficienza, con tutte le problematiche di sicurezza alimentare e tenuta economica che ne conseguono. Le gelate di inizio aprile – continua Tampieri – e le grandinate hanno colpito pesantemente i comparti che trainano la nostra economia agricola e la certezza è che molti prodotti saranno classificati come scarto. Sicuramente la Regione, nel corso del tavolo verde che si è tenuto lo scorso 18 aprile, ha dato la massima disponibilità a introdurre risorse per risarcire i produttori in primis e per i bandi che consentono di acquistare strumenti di protezione per le gelate, come i ventoloni. Sarà sufficiente? Secondo la nostra associazione serve un passo ulteriore: occorre rivolgersi a chi commercializza e vende i nostri prodotti perché attivi un canale straordinario per la vendita della frutta esteriormente danneggiata, ma perfettamente edibile, a prezzi calmierati. Sono convinta che se nei punti vendita della GDO ci fossero i nostri scarti valorizzati, il vantaggio sarebbe doppio: per gli agricoltori che verrebbero comunque remunerati e per i consumatori che con la crisi mangiano sempre meno frutta e verdura e che potrebbero acquistare di nuovo prodotti sani e di qualità. Non è più il tempo questo di chiedere ai frutticoltori, bersagliati dal clima e dal mercato, di produrre la frutta perfetta. Questo è il tempo – conclude la presidentessa di Cia Imola – di uscire dalla pura logica del mercato e di stringere, appunto, un patto forte sul territorio per far capire che un’albicocca leggermente danneggiata da un chicco di grandine è buona come le altre e ancora di più: è cibo prezioso che non va sprecato”.

Fonte: Coldiretti e Cia-Agricoltori Italiani Imola

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