Pochi, pochissimi e per qualcuno zero soldi per i danni da cambiamento climatico in Romagna. Eppure si è abbattuto un evento climatico senza precedenti nella storia. L’alluvione ha registrato un’intensità mai vista. Parole dei climatologi. Sul terreno restano grossi danni all’agricoltura. Il settore più colpito. Eppure solo pochi centesimi sono arrivati alle aziende agricole romagnole in attesa dei tanto promessi ristori per compensare le perdite, resistere e avviare gli investimenti nei campi distrutti dall’acqua, ma pure dal tornado del luglio successivo che ha fatto volare tanti capannoni per aria. Lo sfogo con acclusa richiesta di aiuto è firmata da Annamaria Minguzzi di Alfonsine, una nota imprenditrice agricola romagnola.
I numeri degli eventi estremi
Per capire il fenomeno riportiamo alcuni numeri degli eventi estremi romagnoli: 23 fiumi esondati in contemporanea, per un volume di esondazione stimato in circa 350 milioni di metri cubi, allagamenti in pianura su circa 540 chilometri quadrati e ben 65.598 frane. Eppure si sa poco di quello che si sta facendo in concreto per sostenere l’agricoltura messa in ginocchio come racconta a myfruit.it Anna Maria Minguzzi.
L’imprenditrice parte dalle perdite di prodotto. “Gli ultimi eventi climatici hanno portato alla perdita dell’ 80% delle drupacee e del 90% delle pere. L’alluvione di maggio è l’evento più conosciuto dove alla perdita dei frutti si è associata la distruzione degli impianti e i danni ai terreni. Meno mediatico ma non meno gravoso per i bilanci aziendali il tornado del 2 luglio che ha interessato 40 chilometri quadrati della provincia di Ravenna. Nel cuore della della frutticoltura nazionale. E’ stato l’evento più catastrofico: ha portato via centinaia e centinaia di capannoni. Strutture anche nuove, spesso con il fotovoltaico sui tetti. Sono caduti anche i frutti, crollate le piante, i pali si sono piegati. Un territorio veramente devastato”. Senza dimenticare i danni creati dalle gelate.
Tanti danni, pochi aiuti
A fronte di questi danni cosa è successo? “Si sono mossi sia lo Stato che la Regione Emilia Romagna. L’abbiamo visti, ma aspettiamo ancora i soldi promessi.
Le domande che abbiamo presentato per il risarcimento del tornado devono essere ancora visionate. Eppure gli impianti da ricostruire sono quelli che devono assicurare la produzione necessaria per avere i soldi con qui pagare i mutui e i finanziamenti già attivati prima di questi eventi climatici”.
Iniziamo dallo Stato che ha nominato il generale Figliuolo, grande polemiche politiche ai tempi per non aver nominato come per il sisma il presidente della Regione, che quindi ha i cordoni della borsa più grande. Anche oggi in una manifestazione a Cesena il presidente Bonaccini ha ricordato i “9 miliardi di danni”. Numeri importanti.
Sul fronte governativo attraverso il commissario Minguzzi sottolinea: “Ci sono due ordinanze, la 11 e la 14 dedicate una alle attività produttive e l’altra ai privati. Ma fanno ancora delle modifiche quindi non c’è ancora niente di certo. Io, per esempio faccio anche perizie perché agronomo, e in questo frangente visto che c’è necessità sono disponibile. Ma non mi sono ancora mossa perché non so ancora che cosa andare ad asseverare”. Per essere più chiari: “Sembrava che non fossero da inserire i costi aziendali, per esempio la manodopera, ora si può rendicontare”. Chiaramente siamo ancora ai primi passi.
Agricat: ci sono le graduatorie, mancano le date
Un altro capitolo riguarda i finanziamenti a fondo perduto, quelli riferiti all’Agricat, un fondo di solidarietà che va ad aiutare l’agricoltore che ha avuto la produzione distrutta. Come si legge nel sito del ministero dell’Agricoltura: “Dal 2023 l’introduzione nel sistema di gestione del rischio in agricoltura di una copertura mutualistica di base, estesa a tutte le aziende agricole percettrici di pagamenti diretti, contro i danni alle produzioni agricole causati da eventi atmosferici di natura catastrofale (gelo e brina, siccità, alluvione)”.
Come sta andando? “Le domande sono state compilate e poi presentate dalle associazioni, quindi Coldiretti piuttosto che Cia oppure Unione agricoltori. La richiesta è in base agli ettari di ogni singola azienda agricola. Ancora non c’è nulla. Pratiche di circa 60 giorni fa e questa situazion0 fa imbufalire gli agricoltori ovvero ci sono gli elenchi con il nome delle aziende e gli importi che dovranno ricevere, ma senza una data certa. Un finanziamento gestito da Ismea, ma mancano le risposte alle richiese dei nostri funzionari sui termini”.
Crescono i debiti
Intanto le aziende si sono indebitate. “Non hanno rispettato le scadenze dei mutui, non hanno rispettato le scadenze dei pagamenti delle fatture. L’unica cosa che devono cercare di rispettare è il pagamento degli stipendi. In questo momento le aziende agricole stanno anticipando tutte le spese per la produzione del 2024. Aziende come le nostre hanno più di 100 collaboratori, a fine mese sono 100 stipendi”.
Insomma, non avete preso niente? “Solo un piccolo importo. Ma non basta. Dobbiamo avere risposte anche sulle risorse del Psr gestito dalla Regione. Io agricoltore devo sapere se il mio impianto lo posso ricostruire? Oggi dovrei comprare le piante, dovrei comprare i pali, dovrei comprare tutto quello che serve, ma la risposta non può arrivare a novembre”. Serve tempo per organizzarsi.
Ma l’ordinanza Figliuolo? “Ci sono aziende agricole in collina che non esistono più perché sono crollate. Uno non si trova più il terreno, magari è finito su quello del vicino. Quindi c’è tutta la ricostruzione fondiaria e serve l’ordinanza. Ma si sta ancora preparando”. Abbiamo controllato. Il 22 marzo scorso l’Ansa scrive: “Le richieste provenienti dai territori alluvionati dell’Emilia Romagna sono state accolte, saranno inserite in una prossima ordinanza che va a integrare le ordinanze precedenti e che uscirà dopo Pasqua”.
Ma manca pure la struttura: “Resta il problema del reclutamento di personale: su 216 possibili assunzioni a termine, ne sono state fatte solo una quarantina fra tecnici e funzionari. Faremo un po’ una sintesi per proporre forme diverse da quella dello scorrimento della graduatoria”. Parole di Figliuolo che poco rincuorano. Anche perché la gran parte delle risorse sono in mano allo Stato. E non arrivano nei territori come hanno denunciato a gennaio le cooperative di Ravenna. Con il paradosso che sono arrivati prima i soldi del ministero del turismo, per gli agriturismi, che quelli dell’Agricoltura.