Emergenza agricoltura, crisi filiera ortofrutticola in Emilia Romagna dove si sta vivendo una forte crisi anche a causa delle conseguenze dei cambiamenti climatici. Pensiero delle associazioni regionali di Fruitimprese e Cia che rispettivamente con i presidenti Giancarlo Minguzzi e Stefano Francia chiedono sostegno al governo.
Fruitimprese: l’intervento di Giancarlo Minguzzi
“É appena terminata Fruit Attraction a Madrid e grazie anche agli espositori italiani la fiera madrilena è diventata a mio avviso importante quanto Berlino Fruit Logistica”. Questo il commento di Giancarlo Minguzzi, presidente Fruitimprese Emilia Romagna e numero uno della omonima Op Minguzzi di Alfonsine in provincia di Ravenna.
“Direttamente come Fruitimprese nazionale e attraverso i propri associati presenti a Madrid e anche attraverso le iniziative promosse da Cso Italy gli operatori italiani hanno lavorato con un unico scopo: quello di promuovere nel mondo le nostre produzioni ortofrutticole, che chiudono un anno davvero terribile in particolare in Emilia Romagna. La presenza in fiera del ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida è stata importante per i tanti incontri coi nostri associati che gli hanno chiesto un aiuto concreto per salvare i bilanci aziendali alla chiusura della campagna estiva”.
L’ortofrutta dell’Emilia Romagna, che vale più di un terzo dell’intera plv agricola della regione, “sta vivendo una situazione emergenziale, messa alle corde da un combinato disposto di fragilità strutturali e una serie concomitante di eventi contingenti: dal boom dei costi di produzione, all’andamento climatico anomalo, fino alla mancanza di manodopera e alle emergenze fitosanitarie. Senza contare il calo inarrestabile dei consumi di ortofrutta, scesi di un ulteriore 7% rispetto al 2022, stretta nella morsa dell’inflazione e del calo del potere d’acquisto delle famiglie”.
Minguzzi: “Servono interventi straordinari”
Il bilancio in particolare della campagna della frutta estiva in Romagna è drammatico, aggiunge Minguzzi: “Pesche, nettarine, albicocche e susine hanno subito cali produttivi significativi: la principale causa sono state le gelate tardive di aprile, con il colpo di grazia sferrato dalle alluvioni di maggio. Abbiamo avuto poche produzioni con buone pezzature e alta qualità, ma le quantità sono state drammaticamente insufficienti per fare bilancio. E’ mancata la redditività delle imprese”.
“Servono interventi straordinari, conclude l’imprenditore ravennate, sia a livello nazionale che regionale. Lo abbiamo ribadito a Madrid al ministro Lollobrigida. Speriamo che il ministro ci ascolti, ne va del futuro della nostra frutticoltura, in particolare per quella dell’Emilia Romagna che tanto ha dato e tanto potrà ancora dare”.
Francia, Cia Emilia Romagna: “Stiamo perdendo il primato di produttori di ortofrutta”
“Siamo decisamente sulla strada che porta a perdere il primato di produttori di frutta, pere in testa, se non si applicano subito misure straordinarie per l’ortofrutta”. Lo afferma con rammarico Stefano Francia, presidente di Cia Emilia Romagna che fa un bilancio di un 2023 non certo roseo. “Mai come quest’anno l’ortofrutta ha subito conseguenze così disastrose con perdite ingenti, dovute ad eventi climatici: si stimano riduzioni di rese importanti di oltre il 60% con picchi del 90”.
Una lettera per il ministro
Il quadro nefasto che traccia Francia e quello di un comparto dove sono impegnate in regione oltre 25mila imprese ortofrutticole su un totale di oltre 53.000 che operano sul territorio e che crea 1,2 miliardi in termini di produzione lorda vendibile. “Cosa fare? Occorre intervenire con misure straordinarie a garanzia di un comparto strategico per la nostra regione e per il Paese – osserva ancora- , partendo dalla delimitazione dell’area colpita dagli eventi primaverili e attivare il decreto legislativo 102/04 a parziale compensazione dei danni subiti. In accordo con il presidente Cia nazionale abbiamo infatti inviato una lettera indirizzata al ministro del dicastero agricolo Lollobrigida e chiesto che venga riconosciuto il carattere di eccezionalità delle catastrofi che si sono abbattute in Emilia Romagna. Inoltre venerdì scorso, in occasione di un evento promosso dai nostri giovani agricoltori è intervenuto il sottosegretario di Stato, Luigi D’Eramo, al quale abbiamo consegnato un documento in 10 punti con le strategie da adottare per uscire da questa fase stallo”.
Secondo Cia, con risorse derivanti dall’Ue vanno messi in campo tutti gli strumenti di difesa attiva e passiva indispensabili a prevenire i disastrosi effetti del gelo. “Inoltre – prosegue Francia – va riorganizzata la filiera garantendo ai produttori la necessaria remunerazione del lavoro. Infine va rilanciata l’attività di ricerca. L’assenza di interventi tempestivi rischia di determinare un ridimensionamento del comparto con estirpi e cessazione di attività – segnala ancora Francia – dove i soggetti più fragili, piccole e medie imprese, giovani agricoltori ed agricoltrici sarebbero costretti a chiudere i battenti”. Per questo motivo Cia annuncia iniziative per cercare di arginare questo crollo del settore.
“Avvieremo azioni mirate in tutta l’Emilia Romagna per salvare una voce di bilancio che in regione vanta il più alto numero di denominazioni comunitarie con standard produttivi unici – conclude Francia – sarà quindi un impegno politico a tutti i livelli ed anche uno sforzo di divulgazione e comunicazione delle misure da mettere in atto”.
Interviene anche Cia nazionale
Gli eventi climatici estremi dell’aprile 2023 e la terribile alluvione di maggio, hanno inferto un colpo mortale alla pericoltura e a tutto il comparto ortofrutticolo nazionale. In una lettera indirizzata al ministro Lollobrigida, Cia-Agricoltori ha, dunque, chiesto che venga riconosciuto il carattere di eccezionalità di tali eventi e la conseguente attivazione del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102 in deroga e connessi strumenti a supporto di tutte le aziende eventualmente beneficiarie. Cia ricorda come, oltre ai danni procurati dal cratere alluvionale che ha devastato l’Emilia Romagna, molte aree della Pianura Padana abbiano subito gravissime perdite di prodotto anche a seguito delle gelate tardive che hanno flagellato gli impianti frutticoli.
La filiera delle pere
In particolare, il comparto pere che ha in Emilia Romagna il principale bacino produttivo, è in grave sofferenza da troppi anni. Ai disastrosi effetti dei cambiamenti climatici, si aggiungono i numerosi problemi causati dalle fitopatie (cimici asiatiche e maculatura). La nostra pericoltura è stata, infatti, segnata dal susseguirsi di più campagne negative e dopo essere stati leader nelle esportazioni, i produttori di questo frutto hanno perso rilevanti quote di superficie coltivata.
Secondo Cia, l’ortofrutta italiana sta vivendo una fase drammatica, causata da mix esplosivo di fragilità strutturali del settore (esposizione alle oscillazioni di mercato e la concorrenza sleale in primis) nelle quali si sono innestati molti altri fattori determinati da eventi contingenti. Dall’incremento esponenziale dei costi di produzione, all’andamento climatico anomalo, fino alla mancanza di manodopera e alle emergenze fitosanitarie. A chiudere uno scenario così negativo, si aggiunga, il calo significativo dei consumi di ortofrutta, scesi di un ulteriore 7% rispetto al 2022, a causa dell’impennata inflazionistica e del calo del potere d’acquisto delle famiglie.
Le richieste
Prevedere nella delimitazione dell’area colpita dagli eventi primaverili di aprile e maggio attraverso l’attivazione del decreto legislativo 102/04 a parziale compensazione dei danni subiti; proroga delle rate di credito agrario di esercizio e di miglioramento attuando le medesime procedure già sperimentate nel corso dell’emergenza Covid; destinare risorse per finanziare la cambiale agraria Ismea per assicurare liquidità alle imprese agricole colpite da gelo ed alluvioni anche attraverso il coinvolgimento dei confidi regionali; finanziare, attraverso le risorse della programmazione comunitaria, tutti gli strumenti di difesa attiva indispensabili a prevenire i disastrosi effetti del gelo; permettere, utilizzando le risorse Ocm ed i piani operativi, la conversione varietale degli impianti che sia siano dimostrati improduttivi; riorganizzare la filiera garantendo ai produttori la necessaria remunerazione del lavoro e terminare l’iter per la definizione di un catasto ortofrutticolo nazionale; ricostituzione della dotazione per gli interventi compensativi per siccità dal 01/06/2022 al 30/09/2022 ridotta del 50% a seguito dei tragici eventi che hanno colpito l’Emilia Romagna nel mese di maggio; la drastica riduzione dei principi attivi ha compromesso l’efficacia delle strategie di difesa in campo. Questo, combinato a fattori ambientali avversi, ha determinato una significativa riduzione della capacità produttiva degli impianti. Occorre quindi rilanciare le attività di ricerca e impedire che l’Europa compia la scelta ideologica di un dimezzamento delle molecole attive in assenza di alternative tecniche adeguate; sostenere il sistema assicurativo per garantire una efficace difesa delle produzioni; l’esonero parziale dal pagamento dei contributi propri e dei lavoratori dipendenti sia per le aziende agricole che per le società o cooperative che svolgono o hanno svolto attività agricola nei successivi 12 mesi dal verificarsi dall’evento calamitoso.
Pera dell’Emilia Romagna Igp: “Un’eccellenza da salvare”
Sulla scia dei dati drammatici del raccolto 2023, il Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna Igp ha deciso di stringere una partnership con il mondo della distribuzione per qualificare al meglio il prodotto disponibile, accompagnata da un’impattante campagna stampa e tv. Adesso tocca ai consumatori sostenere una delle gemme della frutticoltura emiliano romagnola, che tra diretto e indotto impiega ogni anno 15.000 addetti.
Quella che stiamo vivendo è una stagione da allarme rosso per il comparto della pera. A raccolto appena concluso, infatti, la situazione si sta rivelando anche peggiore rispetto alle più prudenti previsioni formulate lo scorso luglio.
Mai così scarsa la raccolta di prodotto fresco
UNAPera, la più grande associazione europea di pere, che riunisce oltre 5.000 aziende agricole su più 8.500 ettari, pari in media al 70% della produzione dell’Emilia Romagna, dispone quest’anno di circa 30.000 tonnellate di prodotto per il consumo fresco, pari a un terzo di quelle dello scorso anno, quando la raccolta si era attestata a quota 90.000 tons. Se consideriamo che l’Italia può contare per questa annata su circa 50.000 tons di prodotto per il mercato del fresco, a fronte di un potenziale di consumo più che doppio, ci possiamo rendere conto della drammaticità della situazione.
Il calo della produzione, soprattutto in Emilia Romagna, è un trend che in questi ultimi anni è andato consolidandosi, complice innanzitutto la riduzione degli ettari coltivati: dai 18.500 del 2017 si è passati agli attuali 12.000. Una flessione dettata dalle difficoltà tecniche legate a questa coltivazione, indotte in gran parte dalle avversità climatiche. Al di là delle calamità eccezionali, come l’alluvione di quest’anno, il pero è infatti una pianta che soffre in modo particolare l’innalzamento medio delle temperature, che spesso porta ad anticipi nel risveglio vegetativo, con effetti catastrofici se seguono gelate in fioritura o addirittura dopo la comparsa dei frutticini.
In calo anche la remunerazione dei pericoltori
Il crollo delle rese si riflette immediatamente sulla remunerazione degli agricoltori. Nonostante gli sforzi di UNAPera, che lavorerà per liquidare ai pericoltori un valore medio-alto per unità di prodotto, sia per il fresco che per il prodotto destinato all’industria, il totale per ettaro sarà ovviamente poco più di un terzo rispetto al 2022, poiché risentirà del calo produttivo, per un totale che per l’associazione si attesterà su poco più di 30 milioni di euro, quasi il 70% in meno rispetto ai poco meno di 100 dello scorso anno. Una contrazione che ovviamente genera pesanti difficoltà per chi lavora nei campi e rende ancora più difficile realizzare quegli investimenti tecnologici per tutelarsi nel futuro da situazioni analoghe a quelle registrate, esponendo nuovamente le coltivazioni ai rischi nelle prossime stagioni. Un’eventualità che potrebbe favorire l’abbandono della pericoltura, da scongiurare in ogni modo ma da non escludere a priori. Anche perché, oltre al danno diretto, che quest’anno supererà i 70 milioni di euro, vi è tutto quello sull’indotto, che vale quasi il doppio. Per aiutare i produttori a superare questa contingenza, le istituzioni stanno studiando un piano di ristori per l’immediato e un piano di finanziamenti per ammodernare i frutteti.
I grandi nemici della produzione 2023
Quest’anno il settore ha risentito negativamente di tre fattori legati più o meno direttamente ai cambiamenti climatici: a primavera le gelate tardive, da Reggio Emilia a Ravenna; in maggio, l’alluvione in Romagna, soprattutto nella zona di Ravenna ma anche nella provincia di Ferrara; la siccità e le grandinate a macchia di leopardo, durante l’estate. Fenomeni che hanno portato ulteriori conseguenze: insetti alieni come la cimice asiatica, che vengono da lontano e ben si adattano alle nostre condizioni; malattie fungine e batteriosi anch’esse alimentate da condizioni favorevoli e piante già debilitate.
Meno quantità, più qualità organolettica
Va detto che la minor quantità di frutti per pianta ha favorito lo sviluppo di pere di maggiore qualità a livello di grado zuccherino tanto che l’obiettivo, assolutamente raggiungibile, è quello di arrivare a commercializzare almeno 10.000 tonnellate di prodotto a marchio IGP, nonostante le criticità presenti in termini “estetici”. Gelate e grandinate lasciano segni che possono condizionare l’acquisto, se i consumatori non sono adeguatamente informati. Non a caso, la comunicazione del Consorzio punta soprattutto sull’eccellenza delle caratteristiche organolettiche del prodotto.
L’impegno e gli strumenti concreti adottati dal Consorzio
Il Consorzio di Tutela della Pera dell’Emilia Romagna IGP, infatti, nonostante le difficoltà che affliggono il settore, continuerà nel progetto di rilancio, attraverso il nuovo claim di campagna: “Pera dell’Emilia Romagna IGP. Un’eccellenza da salvare”, protagonista da metà ottobre della campagna stampa su testate consumer trasversali e sui principali quotidiani nazionali. A questa operazione si affiancherà una campagna televisiva nazionale da metà novembre a inizio dicembre.
Fortemente strategica anche la collaborazione con il mondo distributivo, che si è dimostrato molto disponibile a sostenere la progettualità del Consorzio attraverso attività di comunicazione in store, già a partire da questo mese nei punti vendita delle maggiori insegne retail.
Un grande impegno per un prodotto che rientra tra i frutti preferiti dal 30% dei consumatori italiani, come emerge dalle ricerca su 3.000 responsabili acquisti realizzata da Agroter nel 2022, per una vera e propria “call to action” finalizzata a sensibilizzare i consumatori affinché, nonostante la concorrenza dall’estero, preferiscano il prodotto IGP: magari imperfetto sotto il profilo estetico, ma senza dubbio di qualità superiore grazie alle sue ineguagliabili caratteristiche organolettiche.
Fonte: Fruitimprese Emilia Romagna, Cia nazionale, Cia Emilia Romagna, Pera dell’Emilia Romagna Igp