Sono stati tra i primi a firmare la petizione e ora, a battaglia vinta, ne sono fieri. “Sono molto orgoglioso dell’esito di questa battaglia”. È il commento di Mario Gasbarrino, amministratore delegato di U2 Supermercati, l’insegna di Unes (Gruppo Finiper) che insieme ad altri attori del mondo della grande distribuzione, dell’industria alimentare e alcuni organi di informazione, hanno portato avanti la battaglia contro il nuovo Regolamento europeo 1169/11 che aveva tolto l’obbligo di indicazione dello stabilimento di produzione (o di confezionamento) sui prodotti alimentari.
Tutto era iniziato a dicembre del 2014. Raffaele Brogna, ideatore di “ioleggoletichetta.it” – blog nato con il duplice obiettivo di indurre i consumatori ad avere più consapevolezza sui prodotti che consumano attraverso la lettura delle etichette e di generare più trasparenza nei consumi – aveva indetto la petizione “Nessuno tocchi l’indicazione dello stabilimento di produzione sull’etichetta”. Oltre a U2 hanno sostenuto l’iniziativa Beniamino Casillo (Casillo Group), Vito Gulli (Generale Conserve), Domenico Canzoniere (Il marketing consapevole), Eleonora Graffione (Coralis), Francesco Pugliese (Conad) e Giorgio Santambrogio (VéGé).
ll Consiglio dei ministri, recentemente, per merito della forte richiesta dei ministri dell’Agricoltura Maurizio Martina e della Salute Beatrice Lorenzin, ha dato il via libera allo schema di disegno di legge di delegazione europea, che all’art.4 contiene la delega per il ripristino dell’obbligo di indicare lo stabilimento in etichetta e per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento Ue.
Secondo Mario Gasbarrino sono più di una le ragioni per essere contenti dell’esito di questa campagna. “In primis perché il risultato concreto ottenuto contribuirà a stimolare un mercato più trasparente scongiurando il pericolo (per lo meno nel medio periodo) di assistere ad una inarrestabile ma legittimata delocalizzazione del Made in Italy che, verosimilmente, avrebbe causato ripercussioni sull’occupazione, sul reddito e quindi sulla capacità di spesa e sui consumi”. C’è poi “lo spirito di squadra” tra Gdo e Industria, certamente non secondario e non così frequente. C’è poi il ruolo che i social network hanno avuto in questa campagna, diventata velocemente virale: un aspetto che rende l’amministratore delegato di U2 “soddisfatto e fiducioso per il futuro del nostro Paese”.