Favorevoli all'iniziativa, ma devono essere inclusi anche i piccoli agricoltori e i lavoratori dei Paesi in via di sviluppo. È la posizione del movimento per il commercio equo e solidale in merito all'European Green Deal, la normativa europea sul clima, presentata il 12 dicembre e che sancirà, per la prima volta, l'obiettivo della neutralità climatica dell'UE entro il 2050: quindi meno biossido di carbonio ed eliminazione dall'atmosfera di quello emesso.
“I motori della disuguaglianza e del cambiamento climatico sono intrinsecamente legati, come lo sono le soluzioni,” afferma Sergi Corbalán, direttore esecutivo di FTAO (Fair Trade Advocacy Office). “Il cambiamento climatico aggrava la povertà e la vulnerabilità dei piccoli agricoltori e dei lavoratori. Le filiere più eque, invece, possono contribuire a raggiungere la sostenibilità sociale, ambientale ed economica”. Secondo Corbalán bisogna riconoscere anche agli agricoltori dei Paesi in via di sviluppo, e non solo a quelli europei, un ruolo chiave considerando che che riforniscono i prodotti alimentari consumati in Europa.
“Festeggiamo il Green New Deal Europeo che prevede misure per attuare un inevitabile cambio di rotta delle politiche istituzionali in grado finalmente di affrontare la crisi climatica”, afferma invece Marco Fazio, presidente di Equogarantito. “È la stessa prospettiva lanciata con convinzione all'ultima assemblea dell’Organizzazione Mondiale Del Commercio Equo e Solidale (WFTO) dove si è sancito che la sostenibilità e la lotta al cambiamento climatico non sono un criterio aggiuntivo ma parte integrante della nostra pratica”. Un’economia «pulita e circolare» esiste infatti da decenni: le filiere del Commercio Equo e Solidale, prevalentemente di agricoltura biologica e artigianali, preservano la biodiversità e utilizzano molte fibre naturali e materie prime di riuso e supportano i lavoratori che più direttamente stanno subendo l'impatto della crisi climatica. Per questo con le nostre organizzazioni, cooperative e Botteghe ci uniamo all'appello del movimento internazionale del Commercio Equo e Solidale perché si ricerchi sempre la sostenibilità sociale insieme a quella ambientale”.
Il movimento per il commercio equo e solidale vede nella proposta per il nuovo strumento di cooperazione internazionale Ndici (Neighbourhood, development and international cooperation instrument) un modo per sostenere gli investimenti privati nei paesi in via di sviluppo, un'opportunità per dare priorità ai modelli di impresa volti a conseguire obiettivi sociali e ambientali, come le imprese del commercio equo e solidale e le cooperative, piuttosto che le imprese che valorizzano la massimizzazione del profitto a scapito delle persone e del pianeta.
“I piccoli agricoltori e i lavoratori agricoli dei paesi più poveri sono i primi a subire le conseguenze del cambiamento climatico e del riscaldamento globale”, commenta Giuseppe Di Francesco, presidente di Fairtrade Italia. “Fairtrade da sempre supporta nel contrasto delle conseguenze del cambiamento climatico gli agricoltori e lavoratori coinvolti nel sistema di certificazione Fairtrade, più di un milione e 700 mila in totale, in Asia, Africa e America Latina, ma allo stesso tempo da sempre chiediamo anche alle istituzioni e alle imprese di fare la loro parte. Per questo la buona notizia degli impegni che l’Unione Europea si assumerà con lo European Green Deal va accompagnata con un rafforzamento del partenariato con tutti i soggetti coinvolti, perché la sfida della sostenibilità sociale e ambientale la si vince solo insieme”.
Tra le altre misure annunciate nell'European Green Deal, il movimento per il commercio equo e solidale accoglie con favore l'impegno a promuovere, attraverso misure normative e non regolamentari, i prodotti importati e le catene del valore che non comportano deforestazione e degrado delle foreste, sollecitando la Commissione a includere prezzi equi e redditi dignitosi per gli agricoltori come elementi chiave di queste misure.
“Infine, invitiamo la Commissione ad attuare una strategia coordinata in tutti i settori politici dell'Unione Europea per promuovere non solo gli appalti pubblici verdi, ma anche quelli sostenibili”, conclude Sergi Corbalán.