Tre mesi di carcere e mille euro di sanzione per il gelato alla nocciola piemontese fake. Colpirne uno per educarne cento recitava uno slogan in voga negli anni sessanta/settanta. E' tolleranza zero per chi falsifica l'origine della materia.
Il caso di cronaca locale, con forte eco mediatico, riguarda le gelaterie Vaniglia. Una catena con punti di vendita in Veneto, Brescia e Alessandria rappresentate da Sonia e Angela De Giusti, le legali rappresentanti. Ma il fenomeno come vedremo non si ferma alla nocciola più buona del mondo ma tocca altri prodotti con il bollino: dal Limone di Sorrento Igp al Fico d’India di San Cono Dop. Senza dimenticare un grande classico come il Basilico Genovese Dop.
Le imprenditrici sono state condannate dal tribunale di Vicenza perché ritenute colpevoli di "vendita di prodotti industriali con segni mendaci" e "frode nell’esercizio del commercio" perché nella targhetta identificativa c'era scritto nocciole del Piemonte, ma non erano tutte piemontesi. Almeno secondo i giudici, le accusate denunciano l'"ingiustizia".
Non colpisce la sanzione, ma i tre mesi di carcere che hanno acceso l'interesse mediatico. In particolare perché si tratta di pesci piccoli rispetto a contraffazioni ben più impattanti. L'Italian sounding secondo un rapporto realizzato da The european house Ambrosetti e Ismea costa al sistema Italia 60 miliardi.
Ma oltre l'Italian sounding esiste anche il fenomeno degli italiani che falsificano i prodotti italiani. La nocciola piemontese soffre questo fenomeno perché si tratta di un eccellenza riconosciuta a livello internazionale. La nocciola più buona del mondo. Una reputazione tutta da difendere.
Nello stesso Piemonte non si rispettano le norme
Attenzione anche alle pratiche di commercializzazione che interessano anche i trasformatori locali del Piemonte. Tre anni fa, per esempio, in provincia di Cuneo è stato diffidato il rappresentante legale di una cioccolateria per aver prodotto e commercializzato "Cioccolata fondente extra con nocciole Piemonte" senza l'autorizzazione del Consorzio di tutela.
Falsificati anche il Limone di Sorrento e il Fico d’India di San Cono Dop
A leggere alcune operazioni dei Nas - i carabinieri impegnati contro le frodi alimentari - non è solo la nocciola piemontese ad essere falsificata. Riprendiamo la notizia di un'operazione sempre di tre anni fa. Quando in provincia di Catania un’imprenditrice era stata diffidata per aver indebitamente evocato, nella presentazione e nell’etichettatura dei prodotti pubblicizzati online, ma pure venduti in alcune insegne della Gdo, la denominazione protetta Fico d’India di San Cono Dop.
Sempre in provincia di Catania è stato deferito un imprenditore che commercializzava distillati facendo riferimento al Fico d’India dell’Etna Dop, ottenuti però da frutti privi della certificazione. Sono solo alcune esempi di un fenomeno vasto e ampio. Coinvolge anche il commercio degli agrumi come scritto spesso su myfruit.it.
La condanna a tre mesi di carcere ha accesso i riflettori mediatici nazionali sul fenomeno, ma spesso il tema è relegato in poche righe delle cronache locali. Eppure queste pratiche fanno male ai consumatori, ai produttori e ai commercianti.