Lo sciopero proclamato dai porti degli Stati Uniti di cui myfruit.it ha dato notizia nei giorni scorsi, rischia di mandare nel caos buona parte dei traffici che legano le due sponde dell’Atlantico, Mediterraneo compreso.
I porti americani, infatti, sviluppano una quota decisamente rilevante per quanto riguarda i traffici sia in entrata sia in uscita per i porti di Genova e Savona, rappresentando circa il 37% del totale.
Sulla rotta Genova-New York, infatti, passa la gran parte degli export del made in Italy e dell’automotive italiano, mentre dagli States arrivano merci come frutta (banane soprattutto) e frutta secca necessaria per la produzione industriale italiana di dolci, come noci, mandorle, pistacchi e prugne.
Secondo i calcoli fatti da Spediporto, la più grande associazione italiana di spedizionieri, “ogni settimana, si stima che a livello mondiale saranno circa 500mila i contenitori che non potranno sbarcare o raggiungere le destinazioni finali. Un danno gravissimo all’economia Usa, ai suoi consumatori, ma anche agli esportatori, che certamente vedranno lievitare il costo dei noli già nelle prossime settimane”.
A rischio il Natale
Le conseguenze di questo sciopero, quindi, potrebbero essere molto impattanti. Oltre al blocco delle operazioni dei principali porti della East Coast (che movimentano il 50% del traffico statunitense), si sta già verificando un balzo in avanti nei prezzi dei noli, essendoci carenza di stiva, con dirottamenti su altre portualità più a nord, come in Canada.
Si teme infatti, una allargamento della protesta anche ad altri porti americani con un incontrollabile effetto domino. E anche se l’agitazione finisse nella settimana annunciata, la ripresa delle attività dovrebbe comunque smaltire ritardi e code.
I problemi, quindi, potrebbero durare per diverse settimane mettendo a rischio la filiera, già avviata, per le produzioni natalizie, vale a dire una delle principali dell’anno.
Se noci, mandorle, pistacchi e prugne non arrivassero in tempo, o arrivassero tardi o in stato di conservazione precaria, potrebbe saltare una buona parte dell’industria dolciaria italiana e europea, proprio nel periodo dell’anno più atteso dal punto di vista dei ricavi.
Una vera batosta che costerebbe milioni.
Fonte: Genova24