A Bologna, nell’aula magna della Scuola di Agraria e Medicina Veterinaria, venerdì 24 giugno si è svolto un convegno dal titolo “La buona tavola si impara a scuola”. Organizzato da F.I.CO., aveva come obiettivo la descrizione della missione e della strategia di questo futuro nuovo grande parco alimentare, ma anche quello di illustrare come esso si leghi all'esigenza, portata avanti anche dalle autorità nazionali e comunitarie, di perseguire una sana alimentazione. Anche per questo motivo le conclusioni sono poi state tratte da Paolo De Castro, Coordinatore della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo.
Nel mondo ci sono 872 milioni di persone malnutrite ed il doppio sovrappeso. Ma solo il 36% consuma le 5 porzioni di ortofrutta raccomandate e un bimbo su 3 è obeso. Alla luce di di questo Bruxelles ha deciso, con un decreto pubblicato in data 24 maggio 2016 sulla Gazzetta Ufficiale dell’UE, di riprendere, con nuovi metodi e nuovi finanziamenti, la distribuzione di latte e ortofrutta nelle scuole e l’insegnamento di un’alimentazione sana e sostenibile.
Molte ricerche hanno dimpstrato come la dieta mediterranea sarebbe ideale e darebbe ottime linee guida, ma le popolazioni sono molto lontane dal raggiungere questo traguardo. Anche l’Italia è nella parte bassa delle classifiche con solo il 48 % delle famiglie che vi si avvicinano.
Da qui la necessità di politiche mirate, come ha spiegato Marc Tarabella, padre dell’ultima versione del progetto Frutta nelle Scuole, che ha coordinato e portato a termine i lavori della commissione Ue competente.
L’Italia avrà a disposizione fino al 2023 ogni anno 24,7 milioni di euro di cui 16,7 milioni per la distribuzione gratuita nelle scuole di prodotti ortofrutticoli e 8 milioni per il latte. A questo bisogna aggiungere la decisione di rendere obbligatoria in tutta l’Unione l’istituzione di percorsi didattici per l’insegnamento relativo alla sana alimentazione. Dal 10 al 15 % di queste somme (per l’Italia 4 milioni di euro all’anno) dovranno essere investiti in attività educative atte a sensibilizzare le popolazioni a favore di diete sane e sostenibili.
Alla luce di questo scenario F.I.CO. (Fabbrica Italiana Contadina) potrà sviluppare tutte le sue potenzialità di struttura di riferimento per la divulgazione e la conoscenza dell’agroalimentare. Era pertanto presente in prima persona il suo amministratore delegato Tiziana Primori, così come i massimi rappresentanti dell’Università (Francesco Ubertini), dell’Ufficio scolastico Regionale (Stefano Versare), il presidente del Centro Agro Alimentare di Bologna (Andrea Segrè) oltre all’assessore all’agricoltura della Regione Emilia Romagna Simona Caselli.
Il progetto, chiamato F.I.CO. – Eataly World per il coinvolgimento del patron di Eataly Oscar Farinetti, vuole diventare un luogo di incontro “per tutti coloro che amano il cibo e vogliono conoscerne i segreti e la tradizione”.
Sarà realizzato su 80.000 mq del CAAB (Centro Agro-Alimentare Bologna) ed verrà inaugurato fra circa un anno. 10.000 mq saranno dedicati a campi dimostrativi , 4.000 al centro congressi, 40 invece i laboratori di trasformazione della materia prima e 10 le aule didattiche.
I relatori hanno esaminato il problema dell’educazione alimentare, ma si è parlato anche di sostenibilità, biodiversità, fotovoltaico, integrazione degli immigrati e convivenza con 90.000 studenti solo a Bologna, di consumi, di spesa pro-capite per l’ortofrutta (solo € 40 al mese per una famiglia), di palestre sensoriali arrivando comunque, in un crescendo palpabile, tutti alla conclusione che F.I.CO è un’importante tassello nella soluzione del problema della “buona tavola”.
Bologna è capitale di una regione con un'agricoltura ben sviluppata, rappresenta per esempio l’11 % della produzione ortofrutticola italiana, è stata una delle prime ad introdurre le tecniche della produzione integrata ed è leader in Italia nella produzione biologica e nei prodotti certificati DOP ed IGP. Una regione che ha, inoltre, già attive 400 fattorie didattiche.
Concludendo, Paolo de Castro ha riportato lo stato d’animo presente all’interno della commissione europea, all'interno della quale arrivano richieste da parte dei produttori agricoli sia per ottenere sussidi per colmare mercati venuti a mancare (vedi Russia), ma anche per sostenere l'ingresso all'interno di nuovi.
Osservando il calo dei consumi all’interno della Ue – in 20 anni una diminuzione di un buon 20% – si pensa che anche attraverso l'educazione alimentare in Europa si possano ricreare le condizioni per cambiare questa situazione.
Nell’insieme De Castro vede Bologna come continuazione dell'Expo milanese, all'interno del quale tutti i temi dell’agroalimentare sono stati setacciati, tracciando scenari futuri che qui, ora, possono essere messi in pratica almeno in parte. Per aprire il progetto a scenari internazionali, Marc Tabarella, parlamentare Ue di nazionalità belga, ha deciso di presentare il progetto bolognese al parlamento europeo.
La speranza è che il tutto possa realmente tradursi in realtà e non rimanere solo un buon proposito sulla carta.