12 febbraio 2018

Fico d’India Sicilio, inizia la fase due. “Più ettari e più racconto”

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Cresce L'Organizzazione di Produttori e aumenta anche l’interesse sia da parte dei consumatori, sia dei produttori che riescono a ricavare reddito da una coltura che fino a qualche anno fa era caduta nell’oblio. All’ultimo Fruit Logistica di Berlino Pietro Bua, marketing manager dell’Organizzazione di Produttori La Deliziosa, realtà di Biancavilla in provincia di Catania, è più che ottimista sull’andamento di un prodotto, il fico d’India Sicilio, che ha dato una vera e propria svolta ad un prodotto tipico della Sicilia. 

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Pietro Bua, Marketing Manager di OP La Deliziosa

“L’obiettivo da qui al 2020 è quello di raddoppiare la produzione” ci spiega Bua. “Oggi produciamo circa 5000 tonnellate di prodotto attraverso il prodotto che arriva dai conferitori e quello di nostra proprietà. Sarà proprio quest’ultima parte ad aumentare la produzione poiché abbiamo piantato circa 100 ettari nell’ultimo anno”.

Lanciato 3 anni fa in occasione di Macfrut a Rimini, oggi Sicilio è un marchio riconosciuto che ben valorizza un prodotto di pregio come i fichi d’India siciliani. «Diventano Sicilio solo i frutti di maggior pregio, questo è stato un obiettivo del progetto sin dall’inizio, che mira a identificare il nome “Sicilio” con quello dei fichi d’India».

Al momento il mercato di riferimento è soprattutto l’Italia che copre circa il 70% del venduto, anche se i mercati esteri crescono sempre di più, a partire da quello spagnolo che quest’anno ha dato ottime soddisfazioni. «Altri mercati esteri storici sono la Germania e la Francia» continua Bua. Anche sul fronte dei prezzi l’ultima stagione ha riservato ottimi risultati: «Quest’anno il margine dei prezzi è stato del 15/20% superiore rispetto alla campagna precedente, questo significa che è un frutto che dà valore ai produttori».

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Ora, secondo Bua, il passo successivo è cercare di andare incontro a quei consumatori che non sanno ancora dove e come trovare i fichi d’India Sicilio. «C'è ancora un mercato potenziale enorme. La nostra battaglia in questa seconda fase è quella di riuscire a raccontare questo frutto, le sue caratteristiche, la sua origine». Ma in futuro è possibile ipotizzare uno sviluppo varietale dei fichi d’India per riuscire a produrli senza semi, una caratteristica che forse allontana una alcuni consumatori? «No – conclude senza appello Bua -. Chi non ama i semi, non mangia il fico d’India».

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