11 febbraio 2014

FI.CO. Eataly World. Il Farinetti pensiero

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Altre volte, in altri contesti, è stato più vulcanico e istrione, un vero e proprio show man, in piedi e con il microfono in mano e una capacità di tenere il palco degna dei migliori attori teatrali. Però anche questa volta, sebbene l’atmosfera fosse più istituzionale, il vero catalizzatore è stato come al solito lui, il re Mida dell’agroalimentare italiano, alias Oscar Farinetti.

FI.CO Eataly World a Bologna sarà la Disneyworld dell’agroalimentare italiano. «Ma non finta» ci tiene più volte a sottolineare Farinetti. «Sarà un luogo vero, dove faremo vedere l’intero processo dalla terra al piatto». Una grande idea utopica, secondo il patron di Eataly, non nel senso di irrealizzabile, ma di «luogo bellissimo». Ed anche l’acronimo di Fabbrica Italiana Contadina, non nasce per caso e, per sua stessa ammissione, sarà il pretesto per giocare in futuro con la comunicazione: «l’abbiamo chiamato FI.CO perché sarà un luogo fichissimo!».

Insomma, la nuova creatura farinettiana, sebbene gli attori in gioco questa volta siano molti, anche se la primogenitura dell’idea è certamente sua, parte da un presupposto semplice: in Italia ci vuole un luogo che parli di agroalimentare attraverso la biodiversità. Perché? Perché è uno degli asset attraverso i quali è possibile salvare il nostro paese. «Quando le cose non vanno bene o contieni i costi o aumenti la ricchezza. Dobbiamo fare tutte e due le cose e le dobbiamo fare attraverso le nostre vocazioni». Moda, turismo, manifatturiero e, naturalmente, l’agroalimentare. «Stiamo vivendo un momento d’oro. Tutto il mondo vorrebbe mangiare come noi, vestirsi come noi. Solo che il paese del nord del mondo che ha meno coscienza del made in Italy è proprio l’Italia».

Pane, vino, olio, formaggi, frutta e verdura – ma non solo, la lista è lunga – come catalizzatori di turismo, anche straniero e, di conseguenza, di vendite. Perché la cucina italiana è universale. «La cucina italiana piace al mondo perché è replicabile, non nasce nei ristoranti come quella francese». Questo sarebbe anche uno dei segreti del successo di Eataly nel mondo. «A Chicago Eataly si è rivelato una bomba come a New York. E nel mondo è difficile fare qualcosa di simile». Ci sono luoghi simili ai suoi, «ma sono di nicchia e solo per ricchi fighetti».

Si tratta di aspettare novembre 2015, quando in un’ideale staffetta con la fine dell’Expo di Milano, si apriranno i cancelli del Caab di Bologna e il Farinetti pensiero troverà, probabilmente, la sua definitiva consacrazione dopo i successi di questi anni.

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