20 maggio 2020

Foggia, maxi operazione della Dia

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Scattata alle prime luci dell'alba di oggi nel Foggiano, l'operazione della Dia (Direzione investigativa antimafia) – denominata “Zero” e coordinata dalla locale Procura della Repubblica – si è appena conclusa con il sequestro per 4 milioni di euro di beni immobili e mobili, aziende agricole e commerciali, nonché rapporti bancari, nei confronti di 27 persone indagate a vario titolo per estorsione, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, turbata libertà degli incanti, falsità materiale e violazione della normativa tributaria.
Nelle attività di perquisizione e sequestro è stato impiegato un centinaio di uomini e donne della Dia di Bari, di Foggia e di Lecce, coadiuvati da personale dell’Arma dei carabinieri, della Guardia di Finanza e della Questura di Foggia.

Tra gli indagati spicca la figura di Pasquale Saracino, 46enne pluripregiudicato imparentato con una delle più conosciute famiglie mafiose di Cerignola, i Cartagena, e noto nel mondo della commercializzazione di bevande in modo particolare.  Nel corso degli anni è riuscito ad accumulare un consistente patrimonio, intestando i beni e i rapporti bancari a prestanome (tra cui suoi stretti familiari come la moglie, il figlio, la sorella e il cognato), indagati nel procedimento odierno e risultati tutti senza alcuna possidenza.

Tra gli altri, il provvedimento ha riguardato: un’azienda agricola di 28 ettari a Cerignola, del valore complessivo di 1 milione di euro; un’azienda commerciale di alimenti e bevande all’ingrosso, per un valore di oltre 500mila euro; un parcheggio attrezzato per autoveicoli industriali, del valore di oltre 1 milione di euro; due appartamenti e un locale commerciale a Cerignola, per un valore complessivo di 600mila euro. Per tutti questi beni, in base alle ipotesi di reato e poiché ci sono gravi indizi, c’è stato il sequestro preventivo. In caso di condanna saranno confiscati.

Secondo un recente rapporto della Dia, nel basso Tavoliere “l’esistenza di un organo decisionale condiviso fa sì che la criminalità cerignolana manifesti una comprovata capacità di assoggettare il tessuto criminale locale in modo pragmatico, riducendo al minimo le frizioni in seno allo stesso, nonostante la pluralità di soggetti e di interessi illeciti in gioco. I punti di forza sono rappresentati da occupazione e controllo del territorio, capacità di diversificare le attività illecite da cui provengono le ingenti risorse finanziarie, notevole disponibilità di mezzi e uomini armati, nonché un efficace sistema di schermatura dei proventi illeciti. Anche per tali ragioni la criminalità organizzata cerignolana è una mafia degli affari, sempre più proiettata al raggiungimento di obiettivi economico-criminali a medio-lungo termine. Relativamente a quest’ultimo aspetto, il comparto agroalimentare risulta nell’area in questione fortemente vulnerabile all’infiltrazione della criminalità”.

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