02 febbraio 2021

Fondazione Barilla: “Sprechiamo ancora troppo, ma la strada è giusta”

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In occasione dell'ottava giornata mondiale contro lo spreco alimentare Fondazione Barilla analizza i comportamenti dei consumatori e suggerisce buone pratiche. Quali: fare una lista dei cibi da comprare prima di andare a fare la spesa; pianificare i pasti e capire quali ingredienti abbiamo e quali dovremmo acquistare; disporre gli alimenti in ordine di scadenza in modo da utilizzare per primi quelli più vecchi; consumare gli avanzi.

Ogni italiano produce 65 kg di rifiuti alimentari l'anno

Sono alcuni dei consigli “anti-spreco” che buona parte degli italiani ha messo in pratica durante il lockdown, un periodo che, se pure nella sua drammaticità, ha visto anche il diffondersi di buone pratiche nella gestione del cibo a livello domestico. Eppure, ancora oggi, ogni italiano genera circa 65 chili di rifiuti alimentari l’anno. A dirlo è il Food Sustainability Index, ovvero l’indice realizzato da Fondazione Barilla in collaborazione con The Economist Intelligence Unit che utilizza una metodologia in grado di rendere comparabili i dati a livello mondiale e ci restituisce una fotografia ancora più dettagliata del fenomeno. Dall’Index emerge che, rispetto alla media europea di 58 chili all’anno, gli italiani generano ancora una quantità piuttosto alta di sprechi alimentari. Fondazione Barilla, tuttavia, ritiene che le buone pratiche introdotte durante il lockdown abbiano avviato un miglioramento e stima che mantenerle nel tempo possa portare a ridurre significativamente lo spreco nel nostro Paese in modo sistemico. Questo garantirebbe un beneficio in termini ambientali, ma anche economici, visto che, secondo ricerche recenti, lo spreco nel nostro Paese ha un costo rilevante: vale circa 10 miliardi di euro, ovvero quasi 5 euro a famiglia alla settimana (260 euro l’anno). Questa la fotografia dello spreco nel nostro Paese scattata da Fondazione Barilla in vista dell’ottava Giornata Nazionale di prevenzione allo spreco alimentare, in agenda il prossimo 5 febbraio. Tra i dati analizzati emerge anche un’altra nota positiva: le perdite alimentari lungo la filiera di produzione, dalla fase post-raccolta fino alla trasformazione industriale, corrispondono al 2% del totale di cibo prodotto.

Quanta frutta e verdura sprecata!

“Secondo un recente studio, il 53% dei rifiuti è attribuibile ai consumi domestici: sprechiamo principalmente verdura, frutta e cereali. I dati disponibili che abbiamo analizzato e messo a sistema, però, parlano di un’Italia che sta facendo passi incoraggianti nella lotta allo spreco. Ci mostrano che quanto fatto finora da tutti sta portando i suoi frutti e ci invogliano a continuare a migliorarci verso una direzione più sostenibile. La consapevolezza della connessione fra spreco alimentare, salute dell’ambiente e dell’uomo, sta crescendo sempre di più tra i nostri connazionali e sta influenzando il modo di approcciarci al cibo. Alcuni dei grandi appuntamenti internazionali del 2021, primo tra tutti il Food systems summit delle Nazioni Unite, rappresentano i momenti fondamentali per accendere l’attenzione di tutti verso sistemi alimentari più sostenibili, che includono la lotta allo spreco, fondamentale per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dall’Agenda 2030″, ha dichiarato Marta Antonelli, direttore della Ricerca di Fondazione Barilla.

Gli spreconi d'Europa

Mettendo a confronto i dati italiani con quelli europei presenti nel Food Sustainability Index si scopre che l’Italia, con i suoi 65 chili a persona, si sta avvicinando alla media europea. Lo scenario attuale vede, infatti, il Belgio sprecare 87 chili di cibo pro capite e, in contrapposizione, Cipro 36 chili. Per quanto riguarda le perdite lungo la filiera, la Finlandia con meno dell’1% di cibo perso risulta il Paese più virtuoso a fronte di una media europea di circa il 3% e della media dei Paesi ad alto reddito di quasi il 5%. Più in generale, secondo lo studio Fusions di tutto il cibo prodotto ogni anno in Europa, più del 20% viene sprecato (l’equivalente di 88 milioni di tonnellate l’anno), con un costo sia economico – pari a 143 miliardi di euro (di cui i due terzi, circa 98 miliardi, sono attribuibili allo spreco domestico) – che ambientale, visto che lo spreco rappresenta il 6% delle emissioni totali di gas serra prodotte dall’Unione Europea.

Quello del peso ambientale degli sprechi alimentari è un tema molto sentito anche dai nostri connazionali: secondo una recente indagine, l’88% degli italiani sostiene che non sia etico buttare il cibo e l’83% riconosce l’impatto negativo sull’ambiente tanto che dichiara di essersi impegnato per ridurre lo spreco di cibo in casa.

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