07 novembre 2012

Formazione e conoscenza. Le parole d’ordine di Gabriele Noberasco

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Un’elegante boutique, su due piani, arredata con banconi in legno pregiato con boiserie, marmo e credenze di inizio secolo, in pieno centro a Milano (Via Spadari) e che ha come vicini “di casa” due templi dei gourmand meneghini: lo storico Peck e la nuova mecca degli amanti dei macaron, ovvero Ladurée. “Milano è un banco di prova importante, un punto di partenza per capire se potremo andare anche in altre città. Ad Albenga il nostro primo negozio ci da molte soddisfazioni, ma qui siamo su un altro livello. Il consumatore è molto esigente”. Gabriele Noberasco ci accoglie nel nuovo store monomarca “Noberasco 1908”, aperto a fine settembre, in un giorno di festa, quello dell’inaugurazione. Circondati da più di 100 differenti qualità di frutta secca e disidratata, provenienti da ogni parte del pianeta, sembra di essere immersi in una sorta di paese dei balocchi, dalle atmosfere e dai profumi orientaleggianti.

Niente è lasciato al caso, a partire dalla comunicazione al cliente, con precise indicazioni sulla provenienza delle tantissime referenze presenti nel negozio, sfuse o confezionate come fossero gioielli: “In questo primo mese abbiamo capito che c’è molto interesse, che il milanese che viene qui è molto attento, preciso e, prima di acquistare, fa domande di ogni tipo, con una forte propensione a indagare quello che non sa”. Diventa quindi fondamentale la formazione del personale di vendita? “Sì, ed è ovviamente in progress anche per noi perché la materia frutta secca è vastissima: ho messo a disposizione del negozio una sorta di linea preferenziale in azienda che probabilmente diventerà una vera e propria divisione. Chi lavora qui deve essere molto competente su moltissimi aspetti d’altronde”.

Dinamiche, quindi, completamente diverse rispetto alla gdo dove Noberasco è il marchio leader in questo comparto, ma che non è detto siano così disgiunte: “Anche se quando entri in questo negozio quello che appare al cliente è prima di tutto la nostra lunga storia e quella del prodotto in sé, prima ancora che del brand, una delusione nell’esperienza di acquisto potrebbe comunque avere delle ricadute negative anche in un ambiente completamente diverso come quello della grande distribuzione”.

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