Si chiama La Nina, «come la caravella di Cristoforo Colombo», ci dice scherzosamente Giovanni Scarano, uno dei tre soci di questa realtà famigliare di Battipaglia (SA), specializzata nella coltivazione di cavolfiori (200 ettari), cavoli rapa (10 ettari) e fragole (15 ettari). «Per le fragole abbiamo anche dei conferitori esterni e quindi dobbiamo aggiungere altri 10 ettari». Nasce nel 1986 e impiega 150 lavoratori stagionali. La varietà Candonga è l’unica utilizzata nella coltivazione delle fragole. Perché? «Per tre motivi. Prima di tutto il retrogusto che è eccezionale. Poi il grado Brix elevato e infine la shelf-life». A ottobre vengono trapiantate le piantine di fragole, 120 giorni dopo nascono i frutti. «Lavoriamo quindi in coltura fresca e produciamo fragole da metà febbraio fino a giugno».
I mercati generali all’ingrosso del centro e nord Italia assorbono circa l’80% della produzione, mentre il resto viene venduto alla Gdo. «In questo momento stiamo vendendo a 4 euro al chilo lordo, poi quando la quantità aumenterà si abbasseranno anche i prezzi». Quando? «Il cuore della stagione va da aprile a maggio».
Il consumatore apprezza la qualità organolettica superiore delle vostre fragole? “Certo. Anche se, purtroppo, l’italiano continua a mangiare più con gli occhi che con il gusto. La grandezza, per esempio, del frutto, continua ad essere un parametro importante, anche se di per sé non è sinonimo di qualità”.
Quale è il modo migliore per conservare le fragole una volta acquistate? «Dipende dalla varietà. Nel caso della Candonga non in frigo, altrimenti perdi il sapore. Meglio fuori, conservano un gusto migliore e durano fino a 8 giorni».
Fonte foto: www.lucamoglia.it