Come di consueto, in questo periodo dell'anno Cso Italy effettua la stima delle superfici a fragola in coltura specializzata a livello nazionale, un'attività che da molti anni fornisce indicazioni utili agli operatori del settore.
Il crescente interesse verso la coltura della fragola si riflette nel 2022 su un incremento degli investimenti in coltura specializzata che si collocano su circa 4.100 ettari, registrando un 4% in più rispetto all’anno precedente.
L’indagine è basata sui dati catastali dei soci a cui viene affiancato il prezioso contributo da parte degli esperti della coltivazione della fragola in quelle aree dove la base sociale del Cso Italy non è sufficientemente rappresentativa; inoltre, il risultato tiene conto delle vendite dei maggiori vivaisti operanti sul territorio nazionale. La novità di quest’anno è che, alla sostanziale tenuta degli investimenti nelle aree del meridione, si affianca anche un incremento della coltivazione nelle regioni più a nord (+9%), che invece erano nel passato state soggette a forti contrazioni.
Basilicata e Campania prime produttrici
Oggi il sud concentra oltre 2.600 ettari, il nord quasi mille, mentre nelle regioni del centro si collocano oltre 500 ettari. Basilicata e Campania rimangono le prime regioni produttrici con più di mille ettari ciascuna e da sole coprono il 50% degli ettari totali ed entrambe segnano qualche punto percentuale in più rispetto allo scorso anno.
Al nord si rafforza la coltivazione in Emilia Romagna (+11%) e così pure in Veneto, superando i 300 ettari. Dal punto di vista varietale permangono forti differenziazioni fra le diverse aree, con molte varietà che finiscono per diventare tipiche di un determinato territorio. E’ il caso della Basilicata, dove nonostante i minori investimenti nel 2022 la varietà Sabrosa Candonga si connota ancora come la preferita degli agricoltori, con oltre il 50% delle superfici regionali. In Campania le prime tre varietà: Melissa, NSG 203 (Marimbella) e Sabrina rappresentano oltre il 70% degli investimenti.
Al nord la situazione è più variegata, anche se in Emilia Romagna la varietà più coltivata è Sibilla, mentre in Veneto troviamo Aprica.
A livello commerciale, dopo un 2020 più difficoltoso, la stagione 2021 si è chiusa con un export in risalita e quantitativi di circa 12 mila tonnellate, +9% rispetto al 2020 e una crescita del valore del 29% a riprova di una buona valorizzazione del prodotto.
Anche sul fronte del consumo interno la situazione sembra positiva. Gli acquisti al dettaglio delle famiglie italiane nel 2021 sono saliti a 96mila tonnellate, +4% sul 2020, per una spesa che si è aggirata su 393 milioni di euro, +9% sull’anno precedente.
Fonte: Cso Italy