Il rinnovamento varietale e le nuove tecniche di coltivazione sembrano l’unica strada per risollevare la coltura italiana delle fragole, che negli ultimi trent’anni è passata da 14.000 a 3.500 ettari di terre coltivate. Nonostante la soddisfazione per la quantità e la qualità del raccolto 2012, sia il direttore commerciale di Apofruit Italia Walter Bucella, che Alessandro Zani, amministratore delegato di Granfrutta Zani, evidenziano le difficoltà di una produzione che oltre a fare i conti con l'alta rischiosità dovuta all’instabilità climatica, fatica anche a stare al passo con i competitor tradizionali come Spagna e Grecia o emergenti come Marocco e Germania. Diminuisce inoltre l’export verso quei Paesi europei tradizionalmente consumatori di fragole italiane che stanno incrementando le produzioni proprie. Con l'obiettivo di ridurre la rischiosità climatica della fragolicoltura si prospettano quindi cambiamenti strategici importanti per il futuro, con aumenti della percentuale della coltivazione protetta e la sperimentazione di qualità diverse come Benicia, Santander, Fortuna e Sabrina nel caso di Granfrutta Zani e Monterey per Apofruit, varietà rifiorente in grado di offrire una maggior quantità di prodotto e in un arco temporale più vasto.
03 aprile 2012
Fragole italiane tra presente e futuro
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