22 marzo 2017

Fragole. In Spagna ora si punta sulle varietà autoctone

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Fragole in Spagna significa Huelva, in Andalusia, capitale incontrastata di questa coltura (il 96% delle fragole spagnole è coltivato in quest’area) che dà lavoro ogni anno a circa 40mila persone in campo e in totale a circa 120mila. Al momento solo il 30% delle varietà coltivate è autoctono, mentre il resto proviene dalla California. Il futuro obiettivo?

“Smettere di pagare 12 milioni di euro di semi ogni anno all’Università della California”.

A dichiararlo Jose Luis Garcia Palacios, presidente della Interfresa, l’Associazione Interprofessionale  della fragola andalusa. In un lunga intervista rilasciata sito elEconomista.es, Palacios analizza l’andamento della campagna di fragole spagnole in corso e punta i riflettori soprattutto sull’impegno per la valorizzazione delle varietà locali. “Cerchiamo varietà con più zuccheri per avere maggiori qualità organolettiche”. Al momento sono state approvate per la coltivazioni nuove varietà locali nate dal progetto denominato “Fresas Nuevos Materiales” che studia nuove cultivar già a partire dagli anni ’90. “Se in 10 anni raggiungeremo il 50% delle coltivazioni con varietà autoctone sarà un grande successo” sostiene Palacios.

A Huelva è comunque in atto un processo di diversificazione delle colture che sta portando all’aumento anche di altre coltivazioni di piccoli frutti come mirtilli, lamponi e more, anche se le fragole restano comunque dominanti tanto da occupare il 70% dei circa 10mila ettari dedicati a questi frutti. L’80% circa delle fragole spagnole viene esportato, soprattutto in Europa, principalmente in paesi come la Germania, la Francia e il Regno Unito.

Un rivale delle fragole spagnole sui mercati europei? Secondo Palacios solo il Marocco e in parte l’Egitto, non le altre produzioni che arrivano sul mercato solitamente in periodi differenti. Tra i prossimi obiettivi di Interfresa la ricerca di varietà di fragole ancora più precoci per iniziare la produzione e commercializzazione già a novembre e poi ottenere l’indicazione geografica per promuovere al meglio i frutti locali.

Nella foto (fonte www.fresasnm.com), la varietà rociera

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