Bisogno diffuso di naturalità, freschezza e salubrità da una parte, dall’altro un target decisamente ampio: vale a dire circa 34 milioni di italiani che hanno mangiato, secondo uno studio del 2009 commissionato dal CSO di Ferrara a Gfk-Eurisko, almeno una volta frutta fuori casa. Bar Giornale, nel numero di luglio-agosto, ha dedicato un’interessante speciale ad un fenomeno che sta conquistando sempre più spazio anche in Italia: quello dei Fruit Bar. L’attenzione arriva sia da parte di aziende produttrici (pensiamo a Chiquita con il suo progetto in franchising o ad AlmaverdeBio) ma anche da marchi commerciali classici come Starbucks che con il punto vendita della sua nuova catena di bar dedicati alla frutta, Evolution Fresh, sta raggiungendo fatturati con molti zero, non lontani da quelli della casa madre.
In italia sono oramai presenti molti marchi locali (Oranjuis a Lodi, FraGola e SpicchiRicchi a Bologna, JungleJuice a Milano, Frulalà a Venezia) e altri che hanno avuto sin dall’inizio l’idea di creare un format da esportare in più città (Juice Bar o Fragole e Carote, per esempio).
Il target al quale si rivolgono è molto eterogeneo: il principale rimane quello delle donne tra i 25 e i 45 anni, ma a questo si aggiungono salutisti, bambini, sportivi, persone a dieta o in generale chi vuole consumare un pasto veloce senza ricorrere ai fast-food di stampo americano.
29 luglio 2012
Fruit Bar. Un fenomeno in pieno fermento
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