21 maggio 2015

Fruit Innovation. Innovazione? Meglio “variazioni su un tema”

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Innovazione e internazionalizzazione, oltre che “aggregazione” e “fare sistema”, sono gli altri punti che i partecipanti alla conferenza di apertura della prima edizione di Fruit Innovation hanno voluto sottolineare, ognuno a suo modo, stimolati dalle domande del moderatore Gianluca Semprini, giornalista di Sky Tv. Ed è toccato ancora a Francesco Pugliese, presidente della nuova fiera milanese, mai avaro di spunti in queste situazioni, dare il via alla tornata di interventi per rispondere alla domanda “Cosa frena l’innovazione nel settore ortofrutticolo?”.

Le responsabilità, secondo l’amministratore delegato di Conad e presidente di Adm, sono soprattutto delle imprese e sono legate alla loro incapacità di fare innovazione. «Non è questione di creare cose nuove, ma di fare variazioni sul tema». Cita Paganini Pugliese, perché secondo lui il nocciolo della questione è “trovare elementi di rinnovamento in quello che facciamo tutti i giorni”. Un esempio? Il prodotto ortofrutticolo è spesso bello ma non buono, non maturo al punto giusto e quindi non gradevole per il palato del consumatore. “Le albicocche non devono sapere di patate” altrimenti i consumi calano. E le istituzioni? “Servono per recuperare i valori che abbiamo perduto” e par far sì che i bambini non pensino che esistano solo due tipologie di mele, gialle e rosse (Pugliese ha ricordato i risultati di una loro ricerca in merito), quando l’Italia è il paese che ne possiede di pù al mondo.

Nicola Cilento, membro del consiglio di Confagricoltura, ha sottolineato invece l’importanza della sostenibilità per il settore ortofrutticolo: sostenibilità che deve essere non solo ambientale, ma anche economica. Per Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa, internazionalizzazione e mondo del “digitale” sono i due fattori innovativi e impellenti che devono essere perseguiti. Sulla stessa linea anche Valentino Di Pisa, presidente di FedagroMercati, secondo il quale i mercati devono cambiare, dare nuovi servizi mettendoli a disposizione non solo dei produttori ma anche della grande distribuzione.

Per Roberto Moncalvo, presidente nazionale di Coldiretti, l’innovazione si affronta pensando a quattro punti in particolare: producendo frutta sempre più buona e portandola matura sugli scaffali; puntando sulla legalità vera, problema presente considerando che le agromafie sono cresciute del 10% solo nell’ultimo anno; andando incontro alle esigenze dei consumatori che chiedono che la frutta si presentata e venduta in modo differente (IV gamma, snack, indicazione dell’origine, etc.); infine, monitorare e non tralasciare il mercato interno.

Per Marco Salvi, presidente di Fruiimprese, i mercati chiedono innovazione varietale e l’Italia è certamente sulla giusta strada in alcuni segmenti (kiwi gialli, uva senza semi, mele club). “Bisogna poi che produzione e Gdo si alleino. Per fare questo c’è bisogno che la grande distribuzione cominci a essere meno attenta ai costi guardando maggiormente alla qualità”. Secondo Riccardo M. Monti, presidente ICE, l’Italia è percepita all’estero nel mondo dell’alimentare come una nazione leader per qualità e varietà, ma manca ancora di massa critica, di quantità per poter competere ed è in questo aspetto che deve innovarsi per poter esportare anche le piccole produzioni. Guido Corbella, Ceo di Ipack-Ima Spa ha sottolineato l’importanza del packaging e della tecnologia, fodamentali per fare innovazione.

In chiusura l’intervento di Luca Bianchi, capo dipartimento del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali. “Noi cerchiamo di semplificare la vita delle aziende. Siamo come un arbitro. Meno si vede, meglio è”. Il ruolo del Ministero, invece, diventa protagonista quando si tratta di tracciare le stretegie. “La disponibilità a stare insieme è stata certamente incentivata dalla crisi, anche se il comparto agroalimentare è quello che ha reagito meglio”. E a proposito di “fare sistema” Bianchi ha ricordato la recente collaborazione tra il il Mipaaf e il Ministero dello Sviluppo Economico, con un investimento di 150 milioni di euro per l’export dell’agroalimentare italiano.

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