22 settembre 2017

Fruitimprese Veneto: situazione molto negativa, tranne che per il radicchio

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Ad esclusione del radicchio, il quadro della produzione ortofrutticola tracciato da Fruitimprese Veneto, associazione che raccoglie le più importanti imprese private commerciali dell’ortofrutta in regione per un quantitativo pari a circa 550.000 tonnellate, oltre il 50% della produzione dell’intero Veneto, non è certo dei migliori, se non proprio molto negativo. Se pesche e nettarine locali, un po' come nel resto delle regioni italiane, hanno vissuto una campagna qui definita “disastrosa”, non va molto meglio per mele, pere, kiwi e patate.

Per quanto riguarda le mele l'annata di preannuncia “complicatissima” afferma Fruitimprese Veneto a causa delle note gelate  primaverili e e poi delle grandinate estive: produzione fortemente ridotta e calibri inferiori rispetto alla media. Sul fronte pere, sebbene la qualità sia considerata ottimale, i consumi procedono a rilento, “forse dovuti alle alte temperature”. Anche per i kiwi si tratta di un'annata dai quantitativi ridotti per gli stessi motivi delle mele, con un calo previsto del 20% e, infine, anche per le patate “prezzi ai minimi storici per mancanza di consumi e per le rese molto alte del Nord Europa. Qualità che ha risentito dell’andamento stagionale”.

StefanoPezzo_FruitimpreseVeneto

Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto

Per leggere qualche nota positiva bisogna affidarsi ad una delle produzioni di punta della regione, vale a dire il radicchio:la stagione sta per iniziare. La situazione è buona, l’acqua e lo sbalzo climatico hanno reso il prodotto di ottima qualità. È uno dei pochi articoli che dà soddisfazione – sottolinea Stefano Pezzo, presidente di Fruitimprese Veneto – la scorsa stagione è stato perso del prodotto in primavera e per questo il mercato è stato vivace”.

Il Consiglio direttivo di Fruitimprese Veneto ha infine  “preso in considerazione la possibilità di impostare un contratto di filiera, supportato da un rete di imprese costituita ad hoc, per far lavorare assieme le aziende che vogliono condividere ideali comuni ma anche mettere a valore in maniera efficace manodopera, strumenti e attrezzature di lavoro. Attraverso l’unione di più aziende capaci di intersecarsi in maniera complementare con diverse produzioni e servizi – conclude Pezzo – si riuscirebbero ad affrontare meglio i mercati, soprattutto esteri, aumentando la massa critica, quindi l’offerta di molteplici referenze che molto spesso devono coesistere per poter essere prese in considerazioni dai clienti più interessanti. Laddove si può avere un vantaggio competitivo,  non è solo il prezzo che conta – come erroneamente si pensa – ma anche il servizio, la gamma e la qualità”.

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