Sul fronte della frutta fresca c'è cauto ottimismo in casa Brio: la qualità del prodotto c'è, i quantitativi pure e i mercati sono meno affollati per via della carenza di prodotto spagnolo. A minare la serenità però c'è lo spauracchio delle siccità.
“In termini quantitativi e di offerta la situazione è sicuramente migliore rispetto all'anno scorso, poiché non siamo stati penalizzati negli ultimi mesi dalle gelate – esordisce Luca Zocca, marketing manager di Brio – Le quali, invece, hanno compromesso l’offerta dei prodotti spagnoli, ossia del nostro principale competitor. Ora a preoccupare è la situazione idrica che sta colpendo il Paese”.
Un’estate ricca di prodotti
“Terminata la campagna dei mirtilli i nostri sforzi sono e saranno concentrati soprattutto su drupacee, melone, angurie, per poi proseguire con l’uva senza semi fino alla fine di ottobre e con il kiwi giallo dall'Argentina fino alla conclusione dell’estate – sintetizza Zocca – Da fine luglio sarà la volta delle pere italiane, con un raccolto che aspettiamo importante sia sul fronte della quantità, sia su quello della qualità. Da fine agosto, poi, avvieremo la nuova campagna delle mele con la Gala”.
Soffermando l’attenzione sulle drupacee, Brio conta su volumi importanti e sulla finestra commerciale allungata, poiché le coltivazioni sono dislocate in diverse regioni italiane. Il che permette, anche, di mitigare il rischio climatico: “Le pesche e le nettarine di Brio arrivano da Basilicata, Abruzzo ed Emilia Romagna – specifica – Per le albicocche, oltre all’Emilia Romagna e alla Basilicata, si aggiunge anche la Calabria, mentre per le ciliegie la produzione è concentrata tra Puglia ed Emilia”.
Consumi in linea con le aspettative, ma con riserva
“Al momento – prosegue – i consumi sono in linea con le aspettative, nonostante la situazione molto complessa a livello politico, economico e sociale. Abbiamo tuttavia notato un progressivo peggioramento della situazione di mercato, legato principalmente all'incertezza generale dovuta alla guerra Russia-Ucraina e al forte aumento dei costi delle materie prime e dell'energia. L'export in questi ultimi anni ha compensato una stagnazione della domanda del mercato interno. A oggi fatturiamo il 50% sui mercati esteri”.
Costi, manodopera e acqua sono le incognite
“L'aumento dei costi di produzione e logistici, affiancati a una domanda debole, rischiano di compromettere il risultato per i produttori – argomenta Zocca – Ci siamo comunque attivati già da tempo per cercare di rendere ancora più efficienti tutti i processi, mantenendo comunque alto il livello di qualità dei prodotti e di servizio per i clienti. Quello che preoccupa per il prossimo futuro è la situazione idrica che potrebbe far perdere quantitativi significativi dei prossimi raccolti”.
Meno preoccupante la crisi della manodopera: “Pur essendo un problema presente e concreto – conclude – non lo viviamo come vera e propria emergenza”.