Caro energetico, raccolti difficili, costi di trasporto schizzati alle stelle e anche tempi di consegna che si allungano. La congiuntura geopolitica ed economica globale e i cambiamenti climatici riducano le certezze e complicano il lavoro di pianificazione anche nel settore agroalimentare.
“Servono interventi da parte delle istituzioni e organizzazioni di settore perché è chiaro che le prospettive nei mesi a venire non sono del tutto positive”, precisa Umberto Sacchi, amministratore delegato di Life, azienda cuneese di riferimento nel comparto della frutta a guscio.
Ma i tempi della politica e della diplomazia sono lunghi, troppo lunghi per chi deve fare i conti con il mercato e allora, per dirla con un proverbio popolare “aiutati che Dio di aiuta”. Un detto che tradotto nella pratica quotidiana significa “investire per rafforzare la filiera di un prodotto locale controllato e certificato”.
Coltivato in Piemonte
Un prodotto sempre più local, magari accompagnato anche da un marchio “coltivato in Piemonte”. Certo, nell’alfabeto della frutta secca (“Abbiamo un prodotto per ogni lettera, dalla A alla Z”) non tutte le lettere potranno fregiarsi di questo logo ma “siamo pronti a rilanciare la sperimentazione della frutta secca made in Piemonte, su cui abbiamo già risultati concreti, allargando la tipologia di frutti”.
Visioni di futuro che partono da un’attenta analisi delle scelte dei consumatori che ha premiato, e continua a farlo, l’uso della frutta secca nell’alimentazione con “un trend di crescita costante dei segmenti legati alle diete e al salutismo”. In questo scenario “la richiesta di un prodotto locale controllato e certificato da parte del consumatore finale è in crescita e l’offerta è molto al di sotto della domanda”.
A oggi la filiera local copre meno del 10% della catena di approvvigionamento di Life e “aumentare questa quota nel più breve tempo possibile è una scelta strategica”. Strategica perché “è uno strumento per restare competitivi e anticipare una concorrenza sempre più agguerrita”.
Sacchi, dalla sede di Sommariva Perno (Cuneo), in questi anni con la sua squadra ha sostenuto la nascita del Consorzio di tutela e valorizzazione della frutta a guscio del Piemonte. In questo schema di gioco è stata creata una filiera “from farm to Life che va dal campo, passa all’agroindustria e arriva al consumatore finale”.
La grande alleanza
Una filiera che coinvolge tutti “i livelli produttivi” e nella quale lo staff di Life ha un ruolo importante “perché la produzione va guidata a partire dalla gestione del raccolto e dal confezionamento fino alle necessità del mercato e dei consumatori”.
Tutto bene, allora? “Noi siamo determinati ad andare avanti in questa direzione – spiega Sacchi – ma per realizzare un progetto che permette a tutti gli attori del territorio di ottenere benefici è necessario un patto per lo sviluppo, un’azione congiunta con i produttori, i trasformatori, le istituzioni e anche le università”.
I problemi, infatti, nascono dalla “notevole frammentazione dei produttori”, dalla “carenza di agronomi specializzati nel settore” e dalla necessità di “coinvolgere in questa rete anche gli agricoltori delle altre zone vocate del Piemonte”.
In questo percorso Life sta cercando preziose collaborazioni con istituzioni, enti, pubblica amministrazione: “Dal mio punto di vista i cambiamenti climatici potrebbero trasformarsi in un’opportunità per ridisegnare l’agricoltura attraverso la sostenibilità”.
Utopia? No. “La mandola del Piemonte è il primo esempio di questo percorso. E si stanno studiando allargamenti ad altri prodotti e ottimizzazioni: “Sono già state fatte sperimentazioni ma serve una programmazione che permetta di avere superfici per la raccolta meccanizzata e inoltre servono nuovi impianti e un percorso condiviso per realizzarli, ma potrebbero diventare un’alternativa a un settore particolarmente interessante per l’Ue, che sta cercando di affrancarsi dalle importazioni oltreoceano in vari ambiti compresa l’ortofrutta”.
Una nuova linea produttiva
Sacchi delinea traiettorie di futuro che coinvolgono il territorio, la “comunità radicata tra le Langhe e il Roero dove la nostra famiglia ha iniziato a lavorare la frutta nel 1940”. E anche i progetti di sviluppo che per forza di cose hanno una prospettiva globale “atterrano sempre su questo territorio, inteso a livello regionale”.
Qui, a breve, sarà installata una nuova linea di produzione per soddisfare una domanda crescente che dovrebbe permettere all’azienda di chiudere il 2025 con un fatturato in continua crescita, con quasi un centinaio di dipendenti: “Il 70% è costituito da donne e ci sono collaboratori con una tradizione familiare in azienda di 2-3 generazioni a partire dalla nascita dell’azienda negli anni Quaranta del secolo scorso”, conclude Umberto Sacchi.