Oggi il nome di Sodano Group da Avella (Avellino) è uno dei brand più noti al comparto della Grande distribuzione e dell’Horeca per la propria capacità di fare innovazione. Lo slogan con il quale si presenta – frutta secca e prodotti d’eccellenza – aiuta già a capire il motivo. Che Francesco Sodano, terza generazione, assieme alla sorella Chiara, alla guida dell’azienda di famiglia, spiega ancora più esplicitamente: “Nell’ambito della trasformazione della frutta secca, facciamo ciò che tutti gli altri non fanno“.
Le origini
Non sempre è stato così. Con un pizzico di ragionevole orgoglio, che si mescola al ricordo di tanti sacrifici, Sodano spiega: “La nostra storia aziendale ha radici profonde. Cominciarono i miei nonni, negli Anni Sessanta del secolo scorso, intuendo il business della produzione di nocciole, nella terra – Avella, appunto – che ha dato il nome scientifico alla nocciola stessa: corylus avellana. Continuò poi mio padre e, dal 2010, siamo subentrati il sottoscritto e mia sorella Chiara”.
La svolta
“Con il nostro avvento in azienda – prosegue Sodano – abbiamo iniziato anche a fare trasformazione, inizialmente solo di nocciole. Tuttavia, anno dopo anno, ci siamo accorti che i conti non tornavano. Troppe le spese sostenute, a fronte del ricavato dalle vendite. Contestualmente, infatti, il mercato presentava un’eccessiva instabilità ed eravamo sempre esposti ai rischi del dumping commerciale, ovvero di concorrenza sleale. Tra il 2014 e il 2015 pensammo quindi a una nuova strategia da adottare, anche sulla base delle esperienze personali che nel mentre avevo potuto fare. Ho avuto infatti la fortuna di crescere in una famiglia attenta alla nostra formazione, che ci ha incoraggiato a investire su noi stessi, a studiare l’arte e la storia, nonché a individuare dei modelli tra imprese e imprenditori illuminati. A 15 anni, avevo già visitato tutti i principali musei di ogni regione d’Italia. E poi mi sono sempre interessato a storie di imprenditori, leggendo loro biografie o autobiografie. Ad esempio, ricordo quelle di Enzo Ferrari e di Sergio Marchionne. Sulla base insomma di tutto questo, decidemmo di andare controcorrente, adottando una filosofia che in sé è molto semplice: fare le cose che tutti gli altri non fanno. E farle bene”.
“Nel comparto della frutta secca – continua Sodano – ciò significa realizzare prodotti su misura, come ad esempio creme proteiche, burro di arachidi, ecc., basati su specifiche richieste del cliente. Inoltre, vuol dire anche fare private label, garantire esclusive (e quando non si tratta di esclusive, lasciare comunque per sei mesi un determinato prodotto appannaggio di chi lo ha acquistato per primo), essere in grado di sviluppare sia grandi sia piccoli numeri. Insomma, offrire sempre la massima flessibilità”.
Tante referenze
Non c’è più, ovviamente, solo la nocciola nell’ampio paniere di Sodano Group. “Ben presto – spiega Sodano – vedendo la risposta del mercato alla nostra proposta, abbiamo allargato le nostre referenze, inserendo dapprima produzioni italiane, come le mandorle e il pistacchio, poi arrivando anche a quelle estere, come le arachidi, le noci di macadamia, il cocco, gli anacardi e altro ancora. Continuiamo sempre a essere anche produttori di nocciole, con 20 ettari di proprietà in piena produzione, ma necessariamente abbiamo allargato di molto la nostra offerta”.
Le nuove tendenze
Una simile specializzazione da parte di Sodano Group, garantisce anche un osservatorio privilegiato sulle tendenze in atto nel mondo della frutta secca. “In realtà – spiega Sodano – gli ultimi trend sono spesso diversi da ciò che oggi ancora si vede a scaffale. Il dato di fatto da cui dobbiamo partire è che oggi siamo di fronte a un consumatore medio che ha una minore capacità di spesa rispetto al passato, ma anche altre esigenze. L’alimentazione, infatti, oggi è sempre più percepita come funzionale al benessere psico-fisico dell’individuo. La tendenza in atto quindi è quella della rinuncia magari al prodotto più goloso e più attraente, anche dal punto di vista estetico, a vantaggio di quello più funzionale sotto il profilo del benessere. Faccio spesso l’esempio del pistacchio quando affronto questo tema. Oggi, molte gelaterie hanno due tipi di pistacchi: quello verde, diciamo tradizionale, che ha la tonalità dello smeraldo perché contiene coloranti. Poi c’è un pistacchio quasi beige, senza coloranti e altri additivi, perché così si presenta questo frutto se lavorato naturalmente. Ovvio che non si tratta mai di tendenze generalizzate; è bene tenere conto anche di questo aspetto. Tuttavia, è in crescita appunto il numero di coloro che cercano prodotti salutari e funzionali al benessere“.
Efficienza e rapidità
Un’altra peculiarità che contraddistingue Sodano Group è la meccanizzazione e la rapidità nel concretizzare le indicazioni ricevute dalla committenza. “Oggi – puntualizza Sodano – abbiamo 14 dipendenti. Davvero pochi, guardando alla lista dei nostri clienti. Ma la ragione c’è: tutti i nostri processi di lavorazione sono automatizzati. Adottiamo, insomma, tanta tecnologia di ultima generazione, non solo per una questione di gestione interna, ma anche per garantire la massima sicurezza alimentare. Contestualmente, ciò significa anche qualità e ottimizzazione dei costi”.
Si accennava, anche, alla velocità con la quale sono realizzati nuovi prodotti. “Da quando arriva la richiesta da parte del committente – spiega ancora Sodano – riusciamo a mettere normalmente il prodotto a scaffale nel giro di tre mesi, ma è capitato anche di accelerare il tutto fino a un mese e mezzo. In media, infatti, in un mese riusciamo a fare assaggiare al cliente il prodotto finito, completo anche del packaging. Il secondo mese ci occorre per organizzare tutta la produzione, fare il deposito, le etichette, ecc. Il terzo mese, appunto, andiamo a scaffale”.
Uno sguardo alla Campania e alla campagna
Sodano Group, fedele alla tradizione di famiglia, non smette mai di continuare a essere anche un’azienda agricola, che coltiva appunto nocciole. Anche sotto questo aspetto, sulla base delle sue esperienze dirette, Sodano avverte: “In Campania ci sono ancora tante potenzialità inespresse per quanto concerne la nocciola. Basti pensare a quello che avviene oggi: a parte il caso di Giffoni, non c’è un’altra nocciola protetta da una Igp o da una Dop. Questo fenomeno si spiega facilmente col fatto che la coltivazione del nocciolo è vista dalla maggior parte dei proprietari terrieri come una sorta di arrotondamento rispetto al proprio lavoro principale. Peraltro, si tratta spesso di piccole o piccolissime realtà, gestite appunto da non professionisti. Sarebbe quindi opportuno trovare una strategia per aggregare e professionalizzare, in modo tale da rispondere ai fenomeni di concorrenza sleale offrendo qualità e proponendo una strategia commerciale. In questo modo si può vincere la logica di quell’intermediazione malata che spesso, insinuandosi nelle debolezze del settore, ne trae profitto, ingenerando diversi danni”.
Per quanto riguarda invece la campagna, Sodano invoca l’attenzione della politica e la necessità della tecnologia. “Dobbiamo renderci conto – spiega – che i cambiamenti climatici sono una realtà e che non potremo continuare a sperare nel riconoscimento della calamità naturale. Ci sono importanti decisioni da prendere subito, a partire dalla gestione della risorsa idrica, creando ad esempio una serie di bacini irrigui per una razionale raccolta delle piogge. Andrebbero studiati anche i sistemi di protezione fisica dei noccioleti. Inoltre, dobbiamo guardare anche alle tecnologie che abbiamo a disposizione. Mi riferisco nello specifico a centraline che consentono di monitorare il clima, l’esigenza della pianta di essere irrigata e tanti altri parametri. Tutto ciò andrebbe non solo a vantaggio della qualità del noccioleto, ma anche di tutto l’ambiente circostante, perché ad esempio si andrebbero a effettuare esclusivamente i trattamenti dove e quando necessario. Lo sviluppo del nocciolo, insomma, passa per l’innovazione”.