27 ottobre 2021

Frutta secca: la produzione mondiale non tiene il passo

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La frutta secca continua a essere un comparto in salute, con una tendenza alla crescita, tanto che spesso l’offerta non riesce a soddisfare la domanda. Questo, in estrema sintesi, è quanto è emerso dal convegno sulle commodity agricole organizzato da Unione Italiana Food e Areté, svoltosi oggi su piattaforma on line.

Mandorle

Per quanto riguarda le mandorle, è emerso dalla relazione di Filippo Roda (senior analyst Areté) che la produzione è oggi concentrata per circa l’80% in California. L’Australia ha un ruolo crescente, sempre a livello produttivo, mentre la Spagna è pure importante, ma a un livello più marginale. I paesi della Ue, dall’altra parte, rappresentano una delle maggiori aree di importazione per questa referenza.

A livello globale, la produzione di mandorle si attesta sugli 1,7 milioni di tonnellate. Per la campagna 2021/2022, è attesa una flessione produttiva dell’8%, trainata dai cali di produzione in Usa e in Unione Europea. I motivi sono dovuti soprattutto a condizioni meteo sfavorevoli in fase di fioritura e alla siccità. La domanda di mandorle, però, rimarrà molto alta, nonostante l’unico Paese a segnare un aumento di produzione sarà appunto solo l’Australia (dal + 15 al +17%, a seconda delle stime).  Una tale situazione ha fatto rimbalzare verso l’alto i prezzi, che sono tornati, dallo scorso agosto, ai livelli record del 2018. Tali prezzi potrebbero mantenersi elevati ancora per mesi, anche perché sul mercato il prodotto australiano non sarà disponibile prima della seconda metà del 2022 e, al contempo, anche Cina e India spingono molto per le importazioni. Rispetto allo scorso anno, la Cina importerà probabilmente un +9% di mandorle, grazie anche alla mancanza di dazi su quelle americane.

Pistacchi

Nei pistacchi, sempre dalla relazione esposta da Filippo Roda, gli Usa rappresentano attualmente oltre il 50% della produzione mondiale, seguiti sul podio da Iran e Turchia, che si cambiano di posizione a seconda dell’annualità produttiva. L’area dei maggiori consumi è invece concentrata tra Cina e Ue. Non ci sono ancora dati sulla campagna produttiva che è agli sgoccioli, ma dalle anticipazioni di Inc (international nut&dried fruit council) risulta un calo produttivo a livello planetario attorno al 30%, mentre i consumi si mantengono a livelli record. La campagna dello scorso anno, che era stata anch’essa da record, aveva sopperito sostanzialmente alla forte domanda, ma ora verrà molto probabilmente a mancare prodotto. Gli ammanchi più importanti saranno proprio da Turchia (dove si parla di un -65%) e Iran, più contenuto il calo produttivo degli Usa, che aumenteranno quindi l’export del +23%.

Molto affamata di pistacchi sarà la Cina, con importazioni previste in aumento del +50%, ma anche in Europa le importazioni si manterranno su livello record.

Per quanto riguarda i prezzi, le scorte statunitensi potrebbero ancora per i prossimi mesi fare da cuscinetto ad aumenti sostenuti, ma poi un rialzo delle quotazioni potrebbe essere più sensibile soprattutto a causa degli ammanchi in Iran e Turchia.

Nocciole

Per quanto riguarda le nocciole, la Turchia è il primo produttore mondiale con una quota compresa tra il 60 e il 70%. Segue l’Italia che in anni normali (non come quest’anno) oscilla tra il 10 e il 15%. Attenzione al Cile, che sta facendo grandi investimenti per aumentare la produzione, e così pure ad Azerbaijan e Georgia, che si contendono il posto di terzo produttore mondiale. Per la campagna 2021-2022, nonostante l’Italia sia stata falcidiata dalle gelate, si prevede un aumento della produzione globale, che supererà leggermente quella già record dello scorso anno, ma rallenta comunque il ritmo del trend di crescita. La domanda, invece, supererà l’offerta. In Turchia, in particolare, il 2021 è stato un anno di carica (c’è chi parla anche di 790mila tonnellate, altri di poco meno di 700mila), ma è tuttavia deludente, perché inferiore nei quantitativi al precedente anno di carica. In Italia, il calo produttivo stimato si attesta al 60%. In tale contesto, il mercato turco vedrà un sensibile calo delle sue scorte.

I prezzi delle nocciole turche, comunque, rimangono bassi, anche per i problemi valutari che sta vivendo la lira turca. Diverso il caso dell’Italia, con la Nocciola Piemonte Igp che segna un +30% rispetto alla scorsa campagna.

Arachidi

Per le arachidi ha relazionato Simona Lamorte, market analyst di Areté. In questo caso, Cina e India sono i principali paesi produttori, mentre Usa e Argentina i principali paesi esportatori. Per capire come evolverà la situazione a livello globale, sarà importante osservare l’andamento delle semine in Argentina. I primi importatori di arachidi sono l’India e la Ue. La produzione a livello mondiale è prevista in calo di circa il 15%, anche per alcune scelte agronomiche: mais e soia risultano colture più remunerative. In linea generale, potrebbero esserci quindi problemi di approvvigionamento di prodotto, con prezzi più alti anche del 12% rispetto alla campagna precedente. Molto nel prossimo sviluppo delle quotazioni degli anacardi lo farà la situazione vietnamita, dove la produzione è in calo a causa di eventi meteo avversi, ma le importazioni sono in aumento, specialmente dalla Costa d’Avorio (che ha una produzione record nel 2021, e potrebbe bissare la performance anche nel 2022) e dall’India. I prezzi, dopo un calo durato diversi mesi, sono in leggero aumento negli ultimi tempi.

Uva passa

Infine, per quanto concerne l’uva passa, le attenzioni degli operatori sono attualmente concentrate sulle fioriture in Cile e Sudafrica, principali produttori dell’emisfero sud. Nell’emisfero nord, che ha prodotto 1,3 tonnellate, dominano invece la Turchia e gli Usa, che stanno aumentando le loro quote export. Nel 2021/2022 c’è stato in generale un recupero dei quantitativi a livello produttivo, dopo le deludenti campagne degli ultimi anni. I prezzi hanno raggiunto livelli minimo nell’agosto 2020, per poi rialzarsi leggermente nel corso del 2021.

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