18 ottobre 2023

Frutta secca: verso un aumento dei prezzi

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“Dopo la campagna 2022/23 caratterizzata da prezzi bassi, per il comparto della frutta secca si apre una stagione decisamente più volatile e di sostegno alle quotazioni”. Questo, in estrema sintesi, il trend emerso nel corso del convegno Commodity agricole 2024 – Volatilità, previsioni, strategie organizzato da Unione Italiana Food e Areté.

Sempre secondo quanto affermato nel convegno di oggi, “il principale elemento di volatilità è l’impatto di un clima irregolare e di eventi meteo estremi sulle produzioni“. Inoltre, sui mercati che godono di uno stock ancora piuttosto elevato (ad esempio noci e mandorle) le spinte rialziste dovrebbero rimanere contenute, ma è opportuno sempre monitorare l’andamento della domanda.

Di seguito, alcune delle tendenze suddivise per le principali referenze che sono emerse durante il convegno.

Nocciole, stime di produzione al ribasso

Per quanto riguarda le nocciole, con una quota del 66% la Turchia rimane di gran lunga il maggior Paese produttore. Al secondo posto l’Italia (7%), che si contende il podio con gli Usa (6%).

Turchia e Italia sono anche i maggiori Paesi esportatori, mentre l’Unione Europea domina la domanda di importazione, con una quota del 74%.

Per l’annata 2023/24, in Turchia le aspettative erano inizialmente molto positive e, fino a luglio, si stimavano 810.000 tonnellate. Tuttavia, a causa anche di eventi meteo avversi, le stime sono poi state rivedute al ribasso, con attese tra le 600 e le 700mila tonnellate.

Un’analoga situazione si è presentata in Italia, dove le aspettative sono state ridimensionate dall’onda lunga della siccità 2022 e dagli attacchi della cimice asiatica. In alcune aree, si registrano anche problemi di qualità e ci sarà quindi una produzione inferiore al 2022, tra il 20 e il 30% in meno. Questa situazione ha quindi provocato, in apertura di campagna, un innalzamento dei prezzi dopo la tendenziale discesa della scorsa stagione. I timori sul futuro a breve e medio termine sono legati al fatto che “l’attuale livello di prezzo raggiunto possa rallentare l’ingresso degli acquirenti sul mercato, portando a una flessione delle quotazioni”. Inoltre, è emerso che “sui prezzi italiani il margine d’aumento deriva da una produzione nazionale limitata e da prezzi internazionali superiori rispetto alla scorsa campagna”.

Pistacchi, incremento a livello globale

Per i pistacchi, si prevede un notevole incremento produttivo a livello globale (+37% rispetto al 2022/23), con punte del 47% in Usa e dell’89% in Iran. Quest’ultimo Paese arriverà a circa 200mila tonnellate di disponibilità dopo tre annate negative, ma rimangono incertezze sulla qualità.

In flessione invece la Turchia (-19%), dove è attesa l’annata di scarica ma dove, allo stesso tempo, è previsto anche un aumento dell’export (+33%), per smaltire anche gli stock accumulati nelle campagne precedenti.

Assieme al notevole aumento di produzione mondiale, la tendenza è quella anche di una domanda record, specialmente dai paesi Ue e dalla Cina. Quest’ultima, peraltro, potrà smarcarsi almeno in parte dal prodotto americano, grazie al ritorno della disponibilità iraniana. I prezzi stanno risentendo della produzione record e hanno raggiunto il livello più basso dal 2018. L’eccezione riguarda l’offerta iraniana, che attualmente rimane in tensione, in attesa del via alla commercializzazione del nuovo raccolto.

Noci, consumi in crescita

I principali Paesi produttori di noci a livello globale sono Cina (48% di quota), Usa (28%), Cile e Ue (6% a testa). I maggiori esportatori sono Usa (50%), Cile (16%) e Cina (15%), mentre le più grandi realtà importatrici sono Ue (34%) e Turchia (12%).

Il trend dei consumi vede questa referenza già in notevole crescita nella precedente stagione. Per il 2023/24 le aspettative sono quelle, quanto meno, di una conferma dei livelli della domanda. La produzione globale, tuttavia, è stimata leggermente in calo (-1%). Tra le aree che più hanno sofferto una flessione dei quantitativi c’è proprio l’Europa, dalla Romania all’Italia, a causa di condizioni meteo avverse. Tale situazione potrebbe influire sull’andamento dei prezzi nel breve – medio periodo, con l’aspettativa di un tendenziale aumento degli stessi.

Mandorle, domina l’incertezza

Il podio nella produzione di mandorle vede gli Usa saldamente al primo posto, con una quota del 78%, seguiti da Australia e Unione europea, entrambe con l’8% di quota. Principali importatori sono Ue (31%, India (16%) e Cina (12%). C’è ancora incertezza sui dati della produzione globale (che dovrebbe attestarsi sui livelli della precedente annata), a causa dei ritardi che ha subito la raccolta in diverse aree per le cattive condizioni meteo.

Proprio tale incertezza sta determinando un aumento dei prezzi sui mercati mondiali, anche perché la tensione generata dalla domanda continua a rimanere elevata. E’ infatti atteso, in prospettiva, un aumento dei consumi di mandorle nei principali Paesi importatori.

Arachidi, l’offerta fatica a contenere la domanda

E’ attesa in leggero recupero la produzione di arachidi per la stagione 2023/24, in un contesto in cui i maggiori Paesi produttori sono Cina (36%), India (14%) e Usa (5%), i principali esportatori Argentina (20%), India (16%) e Usa (12%), i maggiori importatori Cina (24%), Ue (21%) e Indonesia (10%). Gli aumenti più marcati di produzione si vedranno in Usa e Argentina, ma il permanere di un livello di domanda molto elevato limiterà l’accumulo di stock.

Il mercato globale dunque rimane in tensione, con un’offerta che fatica a contenere la domanda. Molto dipenderà, per capire la tendenza del prezzo, da come andrà il prossimo raccolto in Argentina, uno dei maggiori fornitori dei Paesi Ue.

Anacardi, brilla solo la Costa d’Avorio

Per gli anacardi la produzione globale 2023 sarà in calo rispetto al 2022. In un contesto dove i maggiori Paesi produttori sono Costa d’Avorio (23%), India (17%), Cambogia (14%) e Vietnam (9%), sono infatti attesi raccolti inferiori in India, Vietnam e Cambogia, solo in parte compensati da una produzione record in Costa d’Avorio. I principali mercati di sbocco rimangono Ue (33%), Usa (30%) e Cina (13%).

Le aspettative sulle quotazioni sono di un tendenziale aumento, poiché la domanda rimane sostenuta e la disponibilità di prodotto di qualità inizia a essere limitata.

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