07 aprile 2020

“Garantire sicurezza alla manodopera stagionale”

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Dalle campagne si leva un grido unanime: causa coronavirus, manca la manodopera stagionale. Non è infatti pervenuto quell'esercito di lavoratori stranieri che, ogni anno, arriva in Italia per contribuire fattivamente alla raccolta (e non solo) dei prodotti agricoli. E se in un primo momento il motivo di questa assenza era stato imputato alla difficoltà delle persone di circolare liberamente in territorio europeo, ora vi è un altro risvolto della medaglia. I lavoratori sono impauriti e non vogliono spostarsi. Insomma, per una sorta di stravagante legge del contrappasso, quest'anno la discriminazione la subiamo. Sulla questione è intervenuta anche Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole.

Le parole della ministra

“Gli immigrati non sono nemici, anzi: siamo noi ad aver bisogno di loro”. Così ha esordito Bellanova ai microfoni di Radio Capital, per poi proseguire: “Il Nord sta soffrendo c'è difficoltà a far arrivare i lavoratori dai paesi dell'est, le persone non vogliono spostarsi: dobbiamo garantire loro che potranno lavorare in condizioni di assoluta sicurezza“. E pertanto, ha spiegato il ministro, incontrerà l'ambasciatore romeno per addivenire a una soluzione del problema, un incontro peraltro molto atteso dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, che nei giorni scorsi aveva commentato: “Bisogna raggiungere l’accordo con i governi dei paesi dell’est Europa perché riprenda l’arrivo dei loro lavoratori nei campi italiani. Con questi paesi dobbiamo concordare un piano di garanzia della sicurezza e della salute dei lavoratori, in modo tale che quando rientreranno nel loro paese d’origine non dovranno essere sottoposti alla quarantena”.

Ma quello della carenza della manodopera stagionale dovuta a coronavirus non è l'unico problema in tema di lavoro in agricoltura. Come ha infatti ha ricordato il ministro, vi è anche il gravoso e annoso problema del lavoro in nero: “Ci sono veri e propri ghetti pieni di lavoratori arrivati dal sud del mondo che lavorano nelle nostre campagne in nero. Sta montando rabbia e disperazione, se non si fa qualcosa il rischio è che tra poco ne escano e non certo con un sorriso. C'è un forte deficit di manodopera, bisogna mettere anche loro in condizioni di lavorare in modo regolare anche perché, se certi processi non li governa lo stato, ci pensa la mafia. Dobbiamo fare i conti con la realtà”.

Cia: sanatoria per irregolari e immigrati

Per risolvere la questione della manodopera stagionale mancante, Cia ha messo a punto una proposta articolata che contempla, nell'ordine, una sanatoria per regolarizzare gli immigrati e gli irregolari che lavorano nei campi e una piattaforma per gestire i lavoratori stagionali nel settore agricolo. A questi si aggiungano strumenti flessibili per assumere in campagna pensionati, giovani, cassaintegrati e cittadini.

Quanto al primo punto, secondo Cia, un provvedimento di regolarizzazione avrebbe importanti ricadute sociali ed economiche perché, oltre a inserire circa 150mila persone in un contesto di legalità, porterebbe nelle casse dello stato nuove entrate (stimate dalla confederazione in circa 1,2 miliardi di euro) tra Irpef e contributi previdenziali. Secondo la proposta della confederazione, al momento della stipula del contratto di lavoro, si dovrebbe prevedere il pagamento di un contributo forfettario da parte del datore di lavoro e il rilascio del permesso di soggiorno per il lavoratore.

Quanto alla piattaforma, invece, si tratta di uno strumento volto a incrociare domanda e offerta di lavoro in maniera trasparente. In altre parole, si dovrebbe mutuare quanto viene normalmente fatto in Austria e Germania. “I campi del Paese si stanno svuotando e, per evitare il rischio del blocco degli approvvigionamenti di cibo fresco a supermercati e negozi di beni alimentari, è necessario intervenire immediatamente – ha commentato il presidente di Cia Agricoltori Italiani, Dino Scanavino -. Servono interventi urgenti, non ci possiamo permettere di buttare cibo”.

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