Le conseguenze del conflitto in Ucraina impattano notevolmente sulla ripresa dell’economia italiana, e in particolare sul settore agroalimentare, che si trova a fare i conti con un improvviso aumento dei costi di produzione. Gli imprenditori, infatti, faticano a fronteggiare, da un lato, il costo e la difficoltà di approvvigionamento delle materie prime e dall’altro l’impennata delle tariffe energetiche (gas naturale +47%, petrolio +11%).
Inevitabilmente, questi aumenti si riflettono sull’inflazione e, di conseguenza, sulle strategie di acquisto adottate dai consumatori. Dalla ricerca realizzata da Nomisma per Agronetwork dal titolo La sostenibilità per gli italiani alla luce dei nuovi scenari risulta che l’85% degli intervistati ha scelto di risparmiare. E lo fa anche a tavola. Ben otto milioni di loro hanno dichiarato che, nei prossimi mesi, spenderanno meno in cibo e bevande. È il carovita a spaventare gli italiani. Tuttavia, dopo l’aumento delle bollette (63%) e quello dei prezzi dei prodotti alimentari (57%), il terzo motivo di preoccupazione sono l’emergenza ambientale e la crisi climatica (per il 37% dei consumatori). Una attenzione che risulta evidente anche dai valori e dai principi alla base dei comportamenti che gli italiani hanno intenzione di adottare nei prossimi mesi: la tutela dell’ambiente si assesta anche qui in terza posizione (28%) dopo le voci salute e benessere individuale (36%) e rapporti interpersonali (33%).
Non solo inflazione, spaventa anche la crisi climatica
“Sebbene l’inflazione rappresenti al momento la principale preoccupazione delle famiglie italiane, nei primi tre temi che hanno maggior impatto sullo stato d’animo degli italiani figura anche l’emergenza ambientale e la crisi climatica” dichiara Emanuele Di Faustino, responsabile industria, retail e servizi di Nomisma. “A conferma di ciò, la sostenibilità ambientale riveste un ruolo centrale nella vita di tutti i giorni degli italiani (per il 28% è difatti una priorità assoluta) ed influenza direttamente anche la composizione del carrello della spesa alimentare: il 31% dei consumatori dichiara che nei prossimi sei mesi aumenterà gli acquisti di prodotti alimentari con packaging sostenibile (es. con materiale riciclato o riciclabile), mentre il 20% afferma che incrementerà gli acquisti di alimenti e bevande realizzati con metodi che rispettano l’ambiente. Non dimentichiamoci però – conclude il responsabile Nomisma – del fattore prezzo: vista l’attuale congiuntura, sono quasi 2 su 10 gli italiani che acquisteranno prodotti eco-friendly solo se in presenza di uno sconto o promozione”.
Dall’indagine emerge anche che i criteri utilizzati dai consumatori per definire sostenibile un prodotto alimentare si riferiscono per il 57% alla sostenibilità ambientale, ovvero al fatto che un prodotto sia realizzato nel rispetto dell’ambiente e con attenzione all’impatto del packaging, e per il 35% alla sostenibilità economico-sociale (produzione locale, origine delle materia prime, rispetto dei diritti dei lavoratori, tracciabilità della filiera etc.)
Le aziende hanno investito nella sostenibilità
“Negli ultimi 10 anni le aziende agricole ed industriali italiane hanno investito molto (tra il 6% ed il 21%) per far crescere la sostenibilità.” Ad affermarlo è Daniele Rossi, segretario generale di Agronetwork, che aggiunge: “Questa, infatti, rappresenta la sfida sulla quale si giocherà la competitività del futuro, come dimostra la ricerca di Nomisma per Agronetowrk. I consumatori si aspettano una crescente responsabilità ambientale da parte di tutti gli operatori economici del settore e la sostenibilità è destinata a divenire presto un prerequisto, come lo è già la sicurezza alimentare. Agronetwork, che è nata proprio per dare maggior impulso al dialogo e alla collaborazione tra agricoltura e industria alimentare, svolge un ruolo fondamentale per favorire i processi di innovazione e trasferimento tecnologico indispensabili quando si parla di sostenibilità. Sia quella ambientale che quella sociale per essere comunicate al food system – conclude – hanno bisogno di essere misurate con metodi e standard condivisi a livello europeo, senza facili approssimazioni ideologiche in alto e sottovalutazioni o rimozioni in basso, come purtroppo avviene ancora oggi.”
Fonte: Confagricoltura