Gorillas, la startup di origine tedesca che consegna la spesa a casa in dieci minuti, dice addio all'Italia a poco più di un anno dal suo ingresso in questo mercato.
Secondo le dichiarazioni ufficiali, la startup ha deciso di concentrarsi su quelli che ritiene paesi più redditizi, ossia Germania, Francia, Regno Unito, Paesi Bassi e Stati Uniti: “La stragrande maggioranza dei nostri ricavi (90%) proviene da questi mercati chiave”, scrive l'azienda.
“Preferisco per il momento non commentare la situazione per non compromettere le trattative in corso che riguardano lavoratori e dipendenti”, ha riferito a myfruit.it il chief commercial officer, Giovanni Panzeri.
Il personale resta a casa
Sì, perché oltre agli italiani che restano senza spesa a domicilio, con la dipartita dall'Italia di Gorillas restano senza lavoro 540 persone, di cui 75 dipendenti con contratti a tempo indeterminato.
Gorillas, così come altre società di food delivery, aveva accettato di applicare ai propri operatori il contratto collettivo nazionale dei lavoratori della logistica. “Questa decisione ha importanti implicazioni per il nostro team italiano, che è già stato informato dei nostri piani per il mercato, e rispetto al quale abbiamo avviato le procedure previste da legge e contratti collettivi di consultazione sindacale, propedeutiche al licenziamento dell’intera forza lavoro”, si legge in una nota ufficiale dell'azienda.
Il boom in piena pandemia
Fondata in Germania a maggio 2020 sull'onda della pandemia, Gorillas ha raggiunto in poco tempo un notevole successo, quantificabile in una valutazione record di tre miliardi a un anno e sei mesi dalla sua fondazione.
Il passo verso l'internazionalizzazione è stato una conseguenza naturale: in poco tempo sono state assunte migliaia di persone in Europa e negli Stati Uniti, in Italia la startup è diventata quasi nell'immediato un punto di riferimento per i consumatori di Roma, Torino, Milano, Firenze e Bergamo, le cinque città in cui operava.
L'ortofrutta e Gorillas
Nel paniere dei prodotti recapitati a casa, come aveva raccontato Giovanni Panzeri a myfruit.it lo scorso settembre, c'erano anche referenze ortofrutticole, in particolare i berries. Inoltre, sempre sul fronte ortofrutta, Gorillas nell'agosto 2021 aveva stretto una partnership con il Gruppo Agribologna.
Fino a esaurimento scorte
Poi il quadro è mutato: l'emergenza sanitaria si è allentata, i negozi hanno riaperto. E l'incertezza economica legata al conflitto bellico ha fatto il resto: l'azienda, dopo l'ultimo round di investimento dello scorso ottobre (un miliardo di dollari), non ha raccolto nuovi capitali e a maggio 2022 ha annunciato che avrebbe ridotto il proprio personale per ridurre i costi.
“Abbiamo già chiuso tre dei nostri magazzini nelle città di Milano, Roma e Bergamo – spiegano dalla startup – e stiamo pianificando di chiudere il resto dei magazzini in tutto il Paese nelle prossime settimane. Fino ad allora e finché i livelli delle scorte lo consentiranno, continueremo a fornire i nostri clienti”.
La spesa a casa è al capolinea?
Anche il principale competitor di Gorillas, la startup turca Getir, alla fine di maggio 2022 ha annunciato che licenzierà il 14% dei suoi dipendenti, circa 500 persone.
Il che fa presupporre che, con la fine dell'emergenza sanitaria, ammesso che non ci siano nuove recrudescenze che costringeranno a nuovi lockdown, la spesa a domicilio non piace più. E' già finita un'epoca?