Se si parla di sostenibilità nel mondo della Grande Distribuzione è necessario partire dai freschissimi perché è dove il consumatore si aspetta “maggiori aspettative, prima ancora dei prodotti trasformati“. Per questo, sostiene Maniele Tasca, direttore generale di Selex, il settore è “centrale” per le attività dedicate ad una maggiore sostenibilità.
Sostenibilità trasversale a tutti i processi aziendali
Prima vengono lo studio e la ricerca sottolinea ancora Tasca: “La sostenibilità oltre che un concetto complesso è ampio e va declinato da tanti punti di vista. Abbiamo cercato di mettere ordine per affrontarlo in modo corretto: andando a distinguere tutto ciò che è il mondo degli ingredienti, tutto ciò che è il mondo della tracciabilità, tutto ciò che è il mondo del benessere animale e a fianco, traversale, tutto ciò che è il controllo di come vengono lavorati i prodotti e quali sono le condizioni di chi lavora nel mondo agricolo”. Il rispetto dell’ambiente e, quindi, della salute dei consumatori va insieme alla sostenibilità sociale verso chi lavora nei campi.
Il trend sostenibile? Domanda di sicurezza e trasparenza
Oltre ai processi interni per aumentare la sostenibilità è necessario conoscere le attese dei consumatori e quello che chiedono alla Grande Distribuzione. Su questo fronte, continua Tasca, secondo: “i trend principali sono sicuramente una maggiore domanda di sicurezza e trasparenza che si concretizza con la tracciabilità e con la Blockchain. Parliamo di tecnologia, ma con la consapevolezza di ciò che arriva nella tavola dei nostri clienti in termini di percorsi e processi. Un trend che non solo l’ortofrutta, ma tutto l’ambito dei freschissimi devono garantire”.
Per il Gruppo Selex il biologico è una sostenibilità che funziona
La rivoluzione sostenibile inizia nei campi con l’attenzione “agli ingredienti e alle coltivazioni”. E qualcosa si è fatto e funziona negli ultimi anni. Per esempio: “il biologico ha già dimostrato in termini di numeri di riuscire a crescere e aumentare la soddisfazione all’interno delle famiglie”. Un esempio calzante di come prodotti di nicchia stiano diventando patrimonio comune di una percentuale maggiore di consumatori. “In generale tutti i concetti che offrono una garanzia di qualità nei processi produttivi e lavorazione sono destinati a prendere uno spazio importante”.
Buono lo sfuso, ma di difficile applicazione e accettazione
Per Tasca un tema che “potenzialmente potrebbe avere con ruolo, ma francamente nelle abitudini di consumo abbiamo visto poco svilupparsi è quello dello sfuso“. Anche perché significa “lotta allo spreco”. Per questo “è necessario dimensionare bene quelle che sono le esigenze. Lo sfuso risponde a questa necessità però penso che si possa affrontare lo stesso argomento con cultura, con la modalità di smaltimento delle eccedenza alimentari. Lo sfuso, in particolare nei supermercati dove lo abbiamo testato, ha avuto successo solo in alcuni comparti merceologici. Riteniamo che quella sia una risposta più difficile in termini di accettazione”.
Sostenibilità solo con il mass market, la nicchia è perdente
Un concetto fondamentale di Tasca è relativo alla dimensione della sostenibilità: “Quello che più ci interessa è una sostenibilità mass market. Io sono rigoroso nel sottolineare che per noi la sostenibilità non deve essere di nicchia – puntualizza Tasca – non deve essere pensata per chi se la può permettere, ma deve essere alla portata di tutti. È molto importante il messaggio che abbiamo lanciato oggi (alla tavola rotonda di Marca): il sistema della Distribuzione in generale vuole, attraverso la collaborazione dei partner fornitori, costruire una sostenibilità diffusa di tutta quella che è la filiera, ma solo con i volumi e la dimensione economica del mass market è possibile immaginare una accessibilità ai consumi sostenibili”.
Al Gruppo Selex un ufficio dedicato alla sostenibilità
Un’innovazione molto interessante portata avanti nel Gruppo Selex ci viene invece spiegata da Gianluca Pannullo, category manager prodotti a marchio del Gruppo per l’ortofrutta: un ufficio dedicato per affrontare tutte le problematiche dell’applicazione della sostenibilità. Una necessità: “Il packaging che viene proposto non è sempre così applicabile così come appare o dovrebbe essere sulla carta”. Novità sulla filiera? “Cresce la volontà di lavorare direttamente con i singoli produttori, ma sempre in un’ ottica di collaborazione e garanzia dei volumi”. Per quanto riguarda il quadro dei consumi “oltre il biologico stanno crescendo tutte le linee specialistiche. Qualche progetto che dovrebbe essere in pista è in fase di lavorazione perché il packaging deve essere adeguato alla mission di quel prodotto. Sul prodotto bio ci deve essere un sistema coerente con il cliente che cerca il biologico”.