22 ottobre 2021

I marroni del Monfera Igp, principi della marca

67

Il tour virtuale tra le Dop e le Igp regionali di VenetoAgricolturaChannel, il canale multimediale dell'Agenzia regionale, arriva questa settimana sulla pedemontana trevigiana per incontrare i Marroni del Monfenera Igp. Si tratta di una piccola produzione – 300/400 quintali annui a seconda dell'andamento climatico – che però nel 2009 è riuscita ad ottenete dall'Unione europea il riconoscimento Igp (Indicazione geografica protetta), a conferma dell'alta qualità di questo prelibato frutto e dell'antico legame con il suo territorio.

“I Marroni del Monfenera Igp – ricorda Lucio Bresolin, presidente del Consorzio di tutela, intervenuto nel focus di VenetoAgricolturaChannel – vengono prodotti nei territori di alcuni comuni dell'alta provincia di Treviso, un'area caratterizzata da condizioni pedoclimatiche particolarmente favorevoli alla coltivazione del castagno, a cominciare dalle limitate gelate primaverili e le abbondanti precipitazioni medie annue che conferiscono la giusta acidità al terreno, requisito questo fondamentale per ottenere frutti di alta qualità”.

La storia della castanicoltura e il Festival delle Dop a Godega Sant'Urbano (Treviso)

La storia della castanicoltura in quest'area parte da lontano, addirittura nel periodo medioevale. Lo testimonia un atto risalente al 1351 che regolava la raccolta delle castagne e l'utilizzo del bosco tra i capifamiglia. La cura dei castagneti nell'alta Marca trevigiana è avvalorata anche da fonti notarili della stessa epoca costituite da atti che contrastavano i tagli abusivi dei castagneti o denunciavano la presenza di animali da pascolo fuori stagione che rischiavano di compromettere la raccolta. Nella prima metà dell'Ottocento, sotto il dominio dell'impero Asburgico, la castanicoltura attraversa probabilmente il suo momento storico migliore suscitando un grande interesse di carattere agricolo ed economico.
A partire dalla metà degli anni Ottanta del secolo scorso, la coltura del castagno ha conosciuto una crescita generale molto interessante, mostrando una particolare ripresa su tutto il territorio della pedemontana del Grappa e del Montello.

“Questo anche grazie al traino di numerose manifestazioni e feste – ricorda Bresolin – la più importante delle quali è la Mostra mercato dei Marroni del Monfenera Igp inaugurata nel lontano 1970”.
A proposito di manifestazioni, va ricordato che i Marroni del Monfenera Igp saranno presenti assieme ai Marroni di Combai Igp e ai Marroni di San Zeno Dop al Festival delle Dop in programma a Godega Sant'Urbano (Treviso) domenica 24 ottobre. Una grande rostidora sarà in funzione per tutta la giornata (ore 10:00-18:00, ingresso gratuito).

Marroni del Monfenera Igp

Tornando alla produzione dei Marroni del Monfenera Igp, va detto che da metà settembre a metà novembre, secondo la maggiore o minore precocità, i frutti caduti a terra vengono raccolti a mano o tramite l'utilizzo di macchine; vengono poi sottoposti a cernita manuale e successivamente a pulizia e calibratura.
Nel caso in cui una quantità di prodotto non sia immessa sul mercato entro 48 ore dalla raccolta, è necessario sottoporla alla “novena”, metodo dall'origine antica che garantisce la naturalità del prodotto commercializzato che consiste nell'immergere i marroni in acqua a temperatura ambiente entro poche ore dalla raccolta per un massimo di nove giorni, cambiando l'acqua ogni due giorni, per poi asciugarli in apposite macchine. Dopo la “novena” i frutti possono essere conservati allo stato fresco per un massimo di tre mesi.

I Marroni del Monfenera Igp hanno forma prevalentemente ovoidale e colore marrone brillante con striature scure. La polpa è di color nocciola tendente al giallo paglierino, di consistenza pastoso-farinosa e dal sapore molto dolce.

Oltre che per le tradizionali caldarroste, questi frutti possono essere utilizzati per numerose preparazioni culinarie, dai primi piatti ai dessert. I Marroni del Monfenera Igp sono ottimi anche semplicemente lessati o trasformati in farine o salse.
Bolliti e passati possono costituire l'impasto per biscotti (con rum e uova, cosparsi poi di mandorle o zucchero) oppure per budini e sufflè.

Fonte: Veneto Agricoltura

Potrebbe interessarti anche