08 aprile 2013

I motivi dell’entrata di un fondo strategico in Finiper

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Il 22 marzo la notizia dell’entrata del fondo strategico Fsi, con a capo Maurizio Tamagnini, nel capitale di Finiper, uno dei pochi operatori dalla Gdo rimasto in mani italiane, con una quota del 20% (vedi qui i dettagli dell’operazione). Ieri, sulle pagine del CorrierEconomia, Marco Brunelli, a capo del gruppo italiano proprietario in Italia di 26 ipermercati “Iper la Grande i” e di 170 supermercati a insegna Unes, ha illustrato le ragioni che l’hanno portato a questa importante scelta. La prima motivazione è che questo Fondo «ha un approccio di lungo termine e questo fornisce stabilità all’assetto finanziario» ha dichiarato Brunelli. Rispetto, infatti, ai classici fondi di private equity che investono mediamente capitali per un periodo tra i 3 e i 5 anni, Fsi viene definito «un investitore paziente, senza scadenza e con un inclinazione verso la crescita dimensionale delle aziende partecipate». Continuità, quindi, con le impostazioni di Brunelli e della sua squadra dirigenziale e impossibilità, per statuto stesso del Fondo, di poter aumentare le sue quote fino a diventarne, eventualmente, il maggior azionista.

Ma quali sono i possibili scenari che si aprono con questa importante operazione? Molteplici e riguardano un po’ tutto il mondo della Gdo italiana, da sempre caratterizzato da un’estrema frammentazione , con i primi tre operatori (Coop, Conad e Esselunga) che detengono il 34% del mercato (contro il 55% di Francia e Spagna, il 58% della Germania e il 60% del Regno Unito). Ecco che, quindi, Finiper (2,2 miliardi di euro di fatturato nel 2012) potrebbe diventare il protagonista di possibili acquisizioni future, puntando, come sottolinea il CorrierEconomia, addirittura all’acquisto delle attività italiane di Carrefour, anche se ufficialmente non in vendita (di recente il gruppo francese in Italia ha cambiato il vertice e si parla anche di un interessamento, a causa dei non brillanti risultati, da parte di Conad).

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