“Bio è il minimo, anzi, lo straminimo! Noi lo controlliamo, controlliamo i nostri fornitori, molti dei quali sono in società con noi”. Ad Angelo Naj Oleari la certificazione non basta, vuole di più ed è anche per questo che è nata l’agricoltura selvatica, dove, per esempio, il riso e la camomilla convivono in campo insieme: “E non è solo una questione di nutrimento e di sviluppo di principi attivi. È anche una questione economica. Con l’agricoltura selvatica c’è il 70% del lavoro in meno. Diminuiscono le rese, ma aumenta la marginalità”. È difficile metterlo in difficoltà, puntando l’indice su alcune delle contraddizioni del mondo bio. I prezzi, per esempio: “Un prezzo basso è un costo sociale enorme. Chi non compra bio dovrebbe essere multato perché crea un danno sociale”. Sulla crisi attuale ha un’opinione assolutamente controcorrente da un lato, ma coerente con la sua visione dell’economia: “La crisi deve durare. Io temo per i paesi in progresso che stanno distruggendo completamente la natura. Ad essere in crisi è l’attuale modello economico e questo è solo un bene”. Il bio oggi è anche moda?: “La moda è il convenzionale, che dura da un secolo. Il bio è la normalità”. Non improvvisa quasi nulla e alla passione unisce la ricerca scientifica collaborando con l’Università di Milano e la facoltà di farmacologia: “Sono venuti loro a cercarci e con loro facciamo studi sulle piante naturali”.
07 giugno 2012
I prezzi bassi? Sono un danno sociale. Parola di Angelo Naj Oleari
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