24 marzo 2023

I residui del pomodoro per rivestire le lattine

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Con una sostanza che deriva dagli scarti di lavorazione del pomodoro un gruppo internazionale di ricerca di cui fanno parte l’Instituto de hortofruticultura subtropical y mediterránea La Mayora di Malaga e l’Instituto de Ciencia de los Materiales de Sevilla), situato nel Parco scientifico e tecnologico Cartuja di Siviglia, ha sviluppare una sostanza in grado di rivestire la superficie interna degli imballaggi metallici per alimenti e bevande.

Rischio di contaminazione

Normalmente i contenitori metallici per alimenti e bevande sono fatti in acciaio o alluminio. Tuttavia, questi metalli potrebbero contaminare il cibo che conservano.Per evitare le contaminazioni degli alimenti, l’interno dei contenitori è rivestito con un sottilissimo strato protettivo, la resina epossidica, che è un tipo di plastica derivata dal petrolio che contiene bisfenolo A.

Il bisfenolo A, o Bpa, è un composto chimico che da un lato protegge gli alimenti dalla contaminazione del metallo, ma dall’altro rilascia delle particelle che possono danneggiare la salute umanaQuando il Bpa passa nel cibo può alterare la funzionalità del sistema endocrino, è associato alla comparsa di malattie come cancro e diabete, e può dare problemi di crescita nei neonati e negli adolescenti. Per questo la Spagna ha vietato l’uso del Bpa per la produzione di contenitori per alimenti e bevande.

Scarti di pomodoro, alternativa biodegradabile

I ricercatori hanno provato a utilizzare i sottoprodotti della lavorazione del pomodoro, ovvero semi, bucce e piccioli. Al momento questi residui vengono smaltiti come rifiuto solido che viene bruciato o utilizzato per produrre i mangimi per animali. I risultati dello studio Bio-based lacquers from industrially processed tomato pomise for sustainable metal food packaging sono stati pubblicati in Journal of Cleaner Production.

La scoperta degli studiosi rappresenta un’interessante alternativa biodegradabile per il rivestimento interno dei contenitori per alimenti, ma è anche un valido esempio di bioeconomia circolare basata sui rifiuti della lavorazione del pomodoro. La sperimentazione ha dato risultati incoraggianti: la sostanza è idrorepellente, aderisce saldamente al metallo della lattina anche in caso di urti (ad esempio durante il trasporto), non viene corrosa dal sale né da altri liquidi acidi e i composti di questa sostanza non passano nel cibo. Quindi non c’è contaminazione, a differenza di quanto accade con la Bpa.

Sicuro per la salute

L’obiettivo finale della ricerca è riutilizzare un prodotto di scarto come materia prima seconda, ecologica e sostenibile. I vantaggi sono diversi, a cominciare dal basso impatto ambientale nell’intero processo di produzione: la resina ottenuta dagli scarti di pomodoro produce meno anidride carbonica rispetto a quella Bpa. Inoltre, l’impatto della resina da pomodoro è basso anche sulla salute umana.

Finora i ricercatori hanno condotto la sperimentazione con dei simulatori alimentari (ovvero sostanze che hanno caratteristiche simili agli alimenti), come prescrive la normativa europea per le materie plastiche a contatto con gli alimenti. Il prossimo passo è fare la prova con gli alimenti veri.

Fonte: Rinnovabili 

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