11 gennaio 2013

Il cardo gobbo? È il suo momento

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Vengono coperti o interrati, diventano così bianchi, perdendo il sapore amarognolo, si curvano e risultano anche più croccanti. Come ricorda il sito di Slow Food, questa pratica di “imbiancamento” è secolare anche se Plinio il Vecchio, per esempio, non li amava, tanto da definirli: «prodotti mostruosi della terra… evitati con ripungnanza da tutti i quarupedi». Eppure, il più noto, quello di Nizza Monferrato (presidio Slow Food), è talmente tenero che si usa anche in pinzimonio.
A causa del caldo di ottobre, che ha fatto sì che i cosiddetti cardaroli aspettassero a interrarli con il rischio di vederli poi marcire, i migliori da gustare sono disponibili adesso. Le gelate, infatti, sono le fondamentali alleate di questo ortaggio che appartiene alla stessa famiglia dei carciofi, presente nei ricettari già dal ‘500, ma che a partire dal ‘700 è diventato uno degli ingredienti principali della bagna cauda piemontese.
I cardi gobbi vengono prodotti anche in Toscana, Lazio, Umbria fino ad arrivare nel Sud dove diventa l’ingrediente di molte minestre, come per esempio nel cardone beneventano. Come sottolinea ancora Slow Food, nonostante il ritardo di stagione, la qualità non è stata compromessa e i prezzi partono da 2,5 euro al chilo sino ad arrivare ai 6,5 per quelli di Nizza Monferrato.

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