22 luglio 2013

Il fagiolo di Lamon pronto al rilancio

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Il 2012 fu un vero annus horribilis per il fagiolo di Lamon, storica coltura del bellunese a Indicazione Geografica Protetta (Igp). La stagione venne definita drammatica a causa di una serie di fattori che portarono la produzione ai minimi storici: sbalzi climatici che provocarono stress alle piante, afidi che trasmisero virosi, nonché temporali e grandini.

Quest’anno, ma giustamente in zona sono un po’ reticenti ad esporsi, potrebbe essere all’opposto un'annata da ricordare positivamente. «Per il momento promettono bene anche se non vorrei parlare troppo presto. È lunga fino a settembre», ha commentato al Corriere delle Alpi la presidente del consorzio di tutela del Fagiolo di Lamon Igp Tiziana Penco.

Mancano, in effetti, ancora sessanta giorni al raccolto, ma ad un mese dalla semina tutto sembra andare per il verso giusto. Accortezza e scrupolosità, queste sembrano essere state le armi vincenti dopo l’ecatombe dell’anno scorso. «I produttori sono molto attenti, in tanti hanno inviato a Veneto agricoltura foto di foglie sospette, che erano solo ingiallite e si è dimostrato niente di grave. Problemi di virosi non ce ne sono, assolutamente, e non si sono visti particolari afidi alati» ha sottolineato sempre la presidentessa del consorzio. Niente è stato lasciato al caso quindi: i produttori hanno aspettato la seconda decade di maggio prima di seminare, come da indicazioni a causa del ritardo stagionale, poi tante precauzioni contro lumache, funghi e afidi.

Fonte foto: Italianfinestfood.com

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