13 maggio 2019

Il futuro della frutta secca secondo la GDO

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Lo stato attuale della frutta secca e le tendenze dell’intero comparto sono state al centro della seconda parte del Nut Internazional Forum di Tuttofood, dove sono intervenuti Salvo Garipoli, direttore di SGMarketing (la società organizzatrice dell’evento) e, di seguito, tre rappresentanti di importanti realtà della GDO: Claudio Mazzini, responsabile commerciale del settore “Freschissimi” di Coop Italia, Fabio Cafaro, responsabile della filiera Ortofrutta e Carni di Auchan Retail Italia e Massimo Silvestrini, responsabile acquisti ortofrutta di Carrefour Italia, moderati dalla giornalista Cristina Lazzati di Mark Up.

Garipoli ha presentato i risultati di un’indagine condotta tra un migliaio di responsabili acquisto. Negli ultimi tre anni, secondo questa ricerca, il consumo di frutta secca e disidratata tra i responsabili acquisto interpellati è “aumentato molto” per il 24% rispetto ed “aumentato poco” per il 31,2%.

Nei prossimi tre anni, ha poi rilevato Garipoli, si prevede una diminuzione della frutta secca consumata tal quale, a vantaggio di un aumento della frutta disidratata, dei mix e delle barrette. La tendenza mostra che tra tre anni si acquisterà più frutta secca nel canale della grande distribuzione, e aumenterà anche la percentuale di coloro che la acquisteranno una volta ogni due settimane nei discount. Sempre più strada si sta poi facendo il bio, che “sarà un’ultyeriore categoria sulla quale insistere”.

Nei formati di vendita, si va verso una riduzione di quelli familiari, a vantaggio di un aumento della monoporzione da 100 grammi. Il consumatore, in altri termini, acquista solo quello che serve, ciò che effettivamente consuma. La fascia d’età dove c’è attualmente il maggiore consumo di frutta secca è quella 36 – 45 anni, con il 44,6% di quota. Nelle fasce più giovani c’è comunque interesse per la frutta secca, seppure declinata in prodotti a valore aggiunto, come i mix e le barrette.

Nelle motivazioni di acquisto della frutta secca, il 74,5% del campione interpellato ha dichiarato come prima risposta che “Fa bene”, seguita da “Ci piace” (68,8%) ed “E’ pratica” (42,2%). Per la frutta disidratata, il “Fa bene” è al 54,6%, il “Ci piace” al 50,5% ed “E’ pratica” al 37,6%.

Due sono attualmente i momenti fondamentali del suo consumo: la colazione e lo spuntino in casa. Altrettante sono le aree da sviluppare: lo spezza – digiuno fuori casa e il consumo quando si pratica attività sportiva. Molto importante è anche rivedere le informazioni contenute in etichetta: “I valori nutrizionali sono coperti – ha evidenziato Garipoli – ma il consumatore vuole capire quali sono i benefici del consumare frutta secca”.

Ancora Garipoli ha concluso: “La frutta secca è di fatto destinata a diventare una parte integrante del pasto quotidiano nazionale. Il suo mercato è dinamico e, pur in fase di maturità, continua a reclutare nuovi consumatori. Il salutismo, in maniera trasversale, sostiene il posizionamento relativo delle differenti categorie merceologiche, connotandone e denotandone l’apporto valoriale associato al gusto. Lo sviluppo della categoria è trainato dai prodotti a più alto valore aggiunto in grado di mixare livelli di servizio sempre più a misura del “sé” con l’esperienza di consumo. Siamo di fronte ad una reale ricerca di qualificazione e approfondimento informativo che semplifichi e guidi il processo di scelta, acquisto e consumo. La moderna distribuzione si conferma il luogo preferenziale in cui assecondare le contemporanee esigenze di “premiumness” e convenienza. Il punto vendita diventa piattaforma relazionale per sperimentare soluzioni a portata di shopper in chiave category a partire dal reparto ortofrutta”.

Per quanto riguarda le sfide per il futuro, i temi su cui lavorare sono: “elevare il percepito valoriale della categoria; sostenere il processo di acquisto coerentemente con le esigenze della domanda; intercettare i nuovi modelli di consumo rendendoli tangibili a partire dal punto vendita”.

Claudio Mazzini, responsabile commerciale del settore “Freschissimi” di Coop Italia, (a destra nella foto) ha portato l’esperienza della introduzione della frutta secca in alcune avancasse di diversi punti vendita, con il progetto “Buoni da star bene”, che “vuole portare in avancassa il benessere e la bontà”. Il risultato, attualmente, è che le vendite di frutta secca in avancassa, per Coop, rappresentano circa l’8 – 9% dell’intero fatturato della categoria. Quanto alla private label, essa vale circa il 29%. “La private label – ha commentato in proposito – è una strategia per continuare a presidiare la categoria, ma ci deve essere anche una marca forte alla quale essa possa agganciarsi”. Ancora, Mazzini ha insistito sull’importanza di “fare innovazione”, sia sul contenitore sia sul contenuto. “Non dobbiamo gestire la frutta secca come i biscotti: bisogna fare capire al consumatore di consumarla nelle giuste quantità. Ovvero essere trasparenti, raccontare quello che stiamo dando, comunicare di più e meglio, riappropriarci della semplicità. Ragioniamo anche sul packaging: c’è sempre più attenzione sulla sua sostenibilità”.

Fabio Cafaro, responsabile della filiera Ortofrutta e Carni di Auchan Retail Italia, (secondo da destra nella foto) ha evidenziato che in questa catena la frutta secca si trova assieme ai legumi. Essa però occupa uno spazio preponderante, con una proporzione di 70 a 30%. E ha poi aggiunto: “Stiamo lavorando a una lettura chiara delle varie categorie. In Italia si stanno facendo prodotti molto simili, il rischio è quello che si faccia confusione”. E ancora: “Sulla frutta secca si può lavorare assieme ai produttori, ad esempio sul QR code, dove inserire informazioni sul prodotto. Bisogna raccontare la storia del prodotto. La lettura dello scaffale deve essere sempre più chiara e segmentata. Il packaging, d’altra parte, resta un’area da rivedere come in altri settori”.

Massimo Silvestrini, responsabile acquisti ortofrutta di Carrefour Italia, ha presentato innanzitutto il progetto di “transizione alimentare 2018 – 2022” lanciato da questo gigante della Gdo. Ciò significa “mangiare meno, ma mangiare meglio”. “E mangiare meglio – ha precisato Silvestrini – vuol dire seguire quelle categorie che vanno in questa direzione. La frutta secca deve essere di qualità, e deve essere sicura”. Interessante anche le diverse modalità di vendita della frutta secca adottate da Carrefour. A seconda delle superfici dei punti vendita, è stato replicato una sorta di suq orientale, dove la frutta secca si vende sfusa, sfusa e servita o take away. Poi, ecco il capitolo private label: “una volta era un’avventura, oggi è una realtà. Con il nostro private label valorizziamo i produttori locali attraverso il marchio Terre d’Italia”. Attenzione anche al bio, che va bene ma soffre a livello di quantitativi. “Mancano ancora quantitativi adeguati, dovesse raddoppiare la domanda di bio”. E, infine, la sostenibilità. “Essa diventerà sempre più importante. Lo è già tra i giovani, che sono sempre più consapevoli su questo tema”.

 

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