Il limone di Amalfi impreziosisce il vermouth di Torino per un aperitivo mediterraneo basato sulle eccellenze italiane: dal nord al sud e viceversa per conquistare spazio, visibilità, prestigio e mercato a livello europeo. Questo il segno della voglia di internazionalizzazione per uno dei simboli dell'agricoltura di qualità italiana di cui si è parlato a Fruit Logistica nel convegno Costieragrumi moderato dal ,direttore di myfruit.it Raffaella Quadretti, con Angelo Amato, presidente del Consorzio di tutela limone Costa d'Amalfi Igp; Carlo De Riso, Op Costiera Agrumi; Francesco Velardo, consulente della Op; Gennaro Velardo, presidente Italia Ortofrutta; Nicola Caputo, assessore all'agricoltura della Regione Campania.
Ad Amalfi ritorna la tradizione, con la pratica della limonicoltura, e arriva la modernità. A iniziare dalla spinta all'organizzazione dei produttori che puntano a una governance orientata ad ottenere alti standard di qualità del prodotto da coniugare ad un approccio imprenditoriale. A disposizione ci sono tre strumenti diversi: il consorzio di tutela, il distretto degli agrumi e l'Op. Tutti puntano a valorizzare questa cultura identitaria della costiera amalfitana.
La cultura del limone prende forza con l'aggregazione
La vita del Consorzio di tutela è stata travagliata come ha ricostruito il presidente Angelo Amato: “Si andava con il freno a mano tirato, nel 2012 siamo calati da 120 a 60 soci e si è rischiato di perdere l'Igp. Poi in tre anni siamo passati da 40 a 250 ettari con prodotto a marchio certificato e da 60 a 250 soci”. Così è rinata la coltura e la cultura del limone.
“Siamo sentinelle del territorio e promuoviamo il turismo – sottolinea Amatao – Ricordiamo che la gran parte delle lavorazioni si fanno a mano”. Tanta fatica e sudore. Una rinascita che viaggia di pari passo con la sostenibilità visto che la particolare cultura del terrazzamento svolge un'importante funzione ecologica anche per evitare il dissesto idrogeologico.
Carlo De Riso ha sottolineato come il lavoro di aggregazione per l'Op sia stato arduo: “Un'opera da missionari, si è andati casa per casa, ogni produttore ha il suo pensiero e la sua idea. Amalfi è tutto bello, ma resta fondamentale la cornice data dalla costa dei limoni”. Quando l'agricoltura oltre a produrre beni primari qualifica il paesaggio.
La Op ha raddoppiato le tonnellate
La Op come ha spiegato il consulente Francesco Velardo: “E' stata costituita nel 2016 e in 5 anni ha visto raddoppiare le tonnellate e siamo passati da 90 a 130 ettari, +30% in 5 anni. Il valore della produzione è aumentato, c'è stata una riduzione dei soci ma per via della fusione di alcune aziende“. E sta crescendo una santa alleanza: “Abbiamo tanti piccoli produttori, ma ci sono anche aziende maggiormente strutturate che si trovano fuori dall'areale: dalla Calabria alla Sicilia“. E sul palco per la foto del gruppo è salita Federica Argentati, presidente del Distretto Produttivo Agrumi di Sicilia. Un segno evidente della collaborazione tra tutto il sud. In questo perimetro trova spazio anche il distretto degli agrumi che permette maggiore agibilità ai piccoli produttori che possono far parte di una struttura più ampia e con maggiori munizioni a disposizione”.
E dalla politica regionale arrivano segnali di attenzione con l'assessore regionale Caputo che ha annunciato una misura del Psr dedicata esclusivamente agli agricoltori della Costiera amalfitana.