«Il reparto ortofrutta, nella strategia di Carrefour, sia in Italia che a livello di gruppo, è centrale. È il reparto principale di un nostro negozio. Vogliamo, e dobbiamo, andare oltre la media presente sul mercato». È questa la filosofia di Carrefour in Italia, ci spiega Luca Pescina, direttore PFT (prodotti freschi e tradizionali), che intende ridisegnare i propri store in funzione delle politiche espresse nel manifesto Act For Food.
E , d'altronde, molti dei concetti cardine che guidano la cosiddetta “transizione alimentare” di Carrefour ben si sposano con un reparto, quello dell'ortofrutta, portatore in modo quasi naturale di quei cambiamenti alimentari dei quali il colosso francese della grande distribuzione vuole essere portabandiera.
«Questo significa per noi essere ineccepibili a livello di operation, logistica, gestione del punto vendita, acquisti di prodotto. Dobbiamo lavorare sempre più in questa direzione per rendere perfetto questo reparto» continua il manager di Carrefour che abbiamo incontrato a Milano durante la quarta edizione del Salone Carrefour, vera e propria fiera che consente all'insegna ogni anno non solo di annunciare accordi e novità – quest'anno ad esempio quello con Coldiretti – ma soprattutto di incontrare coloro che lavorano nei punti vendita, sia gestiti direttamente che in franchising.
Tracciabilità e Filiera Qualità
La tracciabilità e quindi i prodotti della Filiera Qualità sono uno dei primi principi guida che anima il reparto ortofrutta, che ogni anno si arricchisce di nuove filiere controllate in modo diretto dal campo allo scaffale. L'anno scorso qui al Salone milanese era stato non a caso presentato e illustrato il progetto che vedeva alcune filiere tracciate anche con la blockchain. «Nell'ortofrutta siamo partiti con arance e limoni e probabilmente entro l'anno la blockchain verrà integrata anche sula filiera dei pomodori» spiega Pescina. Un percorso, quest'ultimo, complesso, che procede di pari passo all'impegno da parte dell'azienda di inserire sempre più filiere in questo contesto. Uova e latte sono state presentate recentemente, altre che riguardano l'ortofrutta arriveranno anche in futuro.
Biologico, la sfida dell'ortofrutta sfusa
Il biologico è uno dei temi più importanti della nuova filosofia che accompagna le politiche commerciali di Carrefour non solo in Italia ma un po' ovunque nel mondo. «Il Bio, in generale, come sviluppo impatterà su tutte le categorie di prodotto e quindi verranno rivisti gli spazi nei punti vendita». E sarà proprio l'ortofrutta a vedere, da questo punto di vista, dei cambiamenti importanti.
«Abbiamo in progetto, entro l'anno, di inserire in tutti gli ipermercati e in alcuni supermercati dove c'è lo spazio necessario, un'area dedicata al biologico, uno “shop in shop del bio”, dove sarà presente anche lo sfuso di frutta e verdura». Una sfida importante, da tempo richiesta a gran voce da tutta la filiera ortofrutticola che opera nel biologico in Italia, vero limite per l'esplosione di questa categorie nella Gdo, dove la crescita è già palpabile da qualche anno a questa parte.
«È un'ambizione per dare coerenza al messaggio insito nel biologico – continua Pescina –. Oggi il packaging disturba, se vogliamo, il concetto del biologico, però è anche una questione normativa perché bisogna separare il bio dal convenzionale. L'idea, oltre a quella di trovare packaging sostenibili, è quindi quella di vendere il prodotto sfuso. Per farlo dobbiamo però avere spazi separati e bisogna essere certificati, aspetto che già abbiamo raggiunto. Bisogna mettere in piedi un sistema con flussi logistici interni al punto vendita completamente separati da quelli convenzionali per non correre il rischio di mischiare i due prodotti».
Per ora sono in atto due test, uno in via Bezzi a Milano – probabilmente anche uno dei punti vendita Carrefour più belli, non a caso denominato “gourmet” – e uno a Carugate, in questo caso un grande ipermercato. «A breve partiremo anche a Paderno Dugnano con uno shop bio servito insieme ad Almaverde Bio per capire se poi il tutto sia sostenibile e replicabile economicamente. In tutti gli altri store ci sarà una soluzione con una nostra persona che presidia e aiuta il cliente».
Insieme a Coldiretti sempre più Km 0
L'accordo siglato con Coldiretti non va solo nella direzione di poter segnalare l'eventuale appartenenza alla filiera FDAI dei prodotti a marchio Terre d'Italia, ma anche verso quella di una partnership importante sulla via del Km 0. «Coldiretti ci può aiutare a trovare piccoli produttori locali da inserire nei nostri punti vendita. L'idea è quella di espandere ovunque negli ipermercati, ma volendo anche nei mercati più piccoli, spazi dedicati all'ortofrutta prodotta nelle vicinanze dei punti vendita». Un'esigenza, anche questa, sempre più richiesta dal mercato e in linea con i progetti di sostenibilità insiti nei propositi dell'Act For Food. Per ora i test presenti nei punti vendita di Carugate in provincia di Monza o ad Assago, alle porte di Milano, funzionano.
Ancora più servizio con frutta e verdura pronta all'uso
«Vogliamo esplodere il mondo che noi chiamiamo PIT, pronto in tavola: ortofrutta fresca tagliata e preparata nel punto vendita il giorno stesso». Spazio, in modo ancor più strutturato, quindi, a verdure e frutta tagliata, porzionata, ideale per il consumo on-the-go così come per quello casalingo per chi ha poco tempo.a disposizione, nonché a tutto il mondo degli estratti e dei succhi. «È un concept presentato oggi qui al Salone Carrefour, con un preciso business case che va dalle attrezzature al personale e che può essere adottato sia dai punti vendita Carrefour gestiti direttamente che da quelli in franchising».