14 marzo 2013

Il segreto delle fragole italiane? Il microclima

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Nel mondo del vino userebbero il termine terroir, una parola francese intraducibile in italiano che unisce tre fattori: clima, terreno e mano dell’uomo. Nel mondo delle fragole italiane, ma non solo, è più o meno la stessa cosa, anche se il consumatore finale, purtroppo, ne ha ancora poca coscienza.

«La Candonga è certamente la varietà migliore, però conta anche il luogo e il microclima. Un esempio è la fragola Candonga della Basilicata». A parlarci è Andrea Badursi, vice presidente nonché direttore generale di Assofruit Italia, una delle più importanti realtà associative nel campo ortofrutticolo del sud Italia che raggruppa molti produttori, non solo di fragole: «Su 500 ettari che lavoriamo, il 25% sono dedicati alla coltivazione delle fragole».
La Candonga è la varietà principe e occupa circa l’80% della produzione. Ma perché è la migliore? «Grado Brix, gusto e shelf-life. Ma anche una bella pezzatura e un bel colore rosso». Insomma, ha tutto. «Però è importante il luogo» ribadisce Badursi. «Nel metapontino, in Basilicata, oltre a terreni di medio impasto perfetti, abbiamo il microclima ideale, che da febbraio a maggio è costante, mai troppo freddo e mai troppo caldo, grazie anche ai venti che fino a mezzogiorno arrivano da nord e poi a quelli che nel pomeriggio giungono dal mare».

Il mercato principale di Assofruit è l’Italia (80%) e il canale di maggior sbocco quello dei Mercati Generali, che può assorbire meglio l’alta qualità delle fragole della Basilicata: «Però il 20% che viene venduto nella Gdo ha ugualmente un’ottima qualità. Costa di più, ma una vaschetta contiene fragole della stessa pezzatura, monostrato, non come capita con altre tipologie dove in alto quelle grosse e in fondo quelle piccole».

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