20 febbraio 2023

Imballaggi, Montanaro: “Ecco cosa rischiamo con il nuovo Reg Ue”

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Giulia Montanaro, responsabile relazioni internazionali e progettazione europea di Assomela, ha fatto per myfruit.it il punto su imballaggi e rifiuti di imballaggi. A che punto siamo con il nuovo regolamento proposto dalla Commissione Europea? Ecco la sua analisi, illustrata al convegno “Ortofrutta italiana tra vecchie e nuove sfide, costi e competitività, export, innovazione, packaging” organizzato l'8 febbraio scorso, durante Fruit Logistica, da myfruit.it con l’Associazione nazionale Le donne dell’ortofrutta all'Italian Fruit Village.

Dal riciclo al riuso, cambio di focus

“A novembre 2022 la commissione ha pubblicato la nuova proposta di regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggi (PPWD). Si tratta di un regolamento che riguarda sostanzialmente tutti i settori, ma che di certo tocca molto il comparto dell’agrifood e, in modo particolare, dell’ortofrutta. Si tratta, infatti, dell’unico settore per il quale sono previsti provvedimenti ad hoc – ricorda Giulia Montanaro – Preoccupa molto la scelta della Commissione di spostare il focus dal riciclo – peraltro al centro della politica comunitaria degli anni precedenti – al riuso con l’obiettivo di eliminare del tutto i single use packaging”.

In generale, l’obiettivo della Commissione è la riduzione dell’uso degli imballaggi, e dunque dei rifiuti di imballaggi, confermando la preoccupazione a livello ambientale. “Il focus sembra essere sulla plastica perché a monte c’è la Direttiva Sup – Single use plastic (Direttiva del 5 giugno 2019 n. 2019/904/UE “sulla riduzione dell’incidenza di determinati prodotti in plastica sull’ambiente”, ndr) – spiega la responsabile di Assomela – Una lex specialis, che prevale cioè sulle altre, ma di fatto il regolamento colpisce tutti gli imballaggi. Tra i risultati che la Commissione vuole raggiungere (ed è per questo che è stato scelto lo strumento legislativo del regolamento al posto della direttiva, applicabile in modo differente dagli Stati membri, ndr) c'è armonizzare la normativa in Ue, nella quale al momento ogni stato ha di fatto la propria normativa. Allo stato attuale, infatti, nell’applicazione della direttiva, e nell’ottica della programmata revisione della stessa, alcuni Stati membri hanno adottato misure particolarmente restrittive nell’adozione della revisioone legislativa PPWD che rischiano di minare lo stesso mercato unico nella vendita e commercializzazione di prodotti, tra cui appunto l’ortofrutta”.

Attenzione a Francia e Spagna

Al momento ad esempio sono due le legislazioni nazionali che colpirebbero anche noi come esportatori. “Da una parte la Legge Agec francese (Loi Anti-gaspillage pour une économie circulaire) che vieta l'utilizzo della plastica, anche bioplastica o riciclata per unità di vendita e, dall'altra parte, il Decreto reale spagnolo sugli imballaggi che prevede addirittura che frutta e verdura per unità di vendita inferiori a 1,5 chili siano vendute sfuse, senza imballaggi. Di nessun materiale. Sono previste delle eccezioni, tra cui quella per i prodotti che potrebbero deteriorarsi mala definizione delle stesse si sta rivelando oggettivamente complicata in entrambi i Paesi”, avvisa Montanaro, che continua: “Purtroppo la proposta di regolamento della commissione sembra aver preso largo spunto da queste normative nazionali e al momento, infatti, prevede l’eliminazione degli imballaggi (di qualsiasi materiale) per l’ortofrutta ad eccezione di lotti superiori a 1,5 chili, a meno che non ci sia un bisogno necessario di packaging per evitare perdita di acqua, di turgidità, di rischio microbiologico. L’obiettivo è sostanzialmente lo sfuso, con pochissimi eccezioni e compromessi”.

Conseguenze devastanti per il settore

È evidente come una norma così scritta comporterebbe conseguenze devastanti per il nostro settore, in cui il packaging è fondamentale per contenere il prodotto, trasportarlo, estenderne la shelf life, prevenire il deterioramento e lo spreco, fornire informazioni sul prodotto (spesso obbligatorie peraltro), promuovere il consumo, rendere un prodotto riconoscibile, aumentare la fiducia del consumatore, fare storytelling, differenziazione e così do seguito.

“La Commissione prevede la pubblicazione del regolamento per il terzo trimestre del 2023, vale a dire per la primavera/estate – ricorda Montanaro – È necessario assolutamente muoverci come settore per scongiurare un regolamento simile e su questo argomento sono fermamente convinta che retail e produttori stiano dalla stessa parte. Cosa dobbiamo fare? Rispondere alla consultazione pubblica aperta fino ai primi di aprile: possono partecipare tutti, anche i singoli cittadini, e naturalmente lavorare compatti per fare capire il nostro punto di vista alle Istituzioni italiane ed europee attraverso i nostri organi di rappresentanza. Il pericolo è che, per l’eccessivo zelo di essere sostenibili, si ottenga l’effetto contrario”.

Cosa succede con i bollini

Anche i bollini dei prodotti ortofrutticoli sono normati specificamente all’interno di questo regolamento: “By 24 months from the entry in to force […] sticky labels attached to fruit and vegetables and very lightweight plastic carrier bags shall be compostable in industrially controlled conditions in bio-waste treatment facilities”.

“Il settore sta lavorando già da anni per trovare il giusto prodotto. Nell’articolo non si menziona alcuno standard preciso per la compostabilità, né si cita una eventuale certificazione. Sarà dunque necessario inserire specifiche sulla tipologia di bollino e assicurare che tutte le parti dello sticker siano compostabili, per evitare greenwashing e assicurare realmente uno standard valido per tutti i paesi. Insomma – conclude Giulia Montanaro –  anche su questo punto del regolamento c’è da lavorare. Per il settore delle mele, per il quale i bollini sono da anni un importante strumento di comunicazione al consumatore, la questione è davvero particolarmente delicata”.

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