Politiche agricole

23 luglio 2024

Imprenditoria femminile, chiesta una legge quadro

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Positiva la legge a supporto dell’imprenditoria giovanile in agricoltura (Legge n.36 del 15 marzo 2024): ora è tempo di sostenere anche le donne. In Italia, il 31,5% delle imprese agricole è a trazione femminile (mentre la media europea arriva solo al 29%). 

L’imprenditoria agricola in rosa rappresenta un’opportunità di lavoro al sud e un importante volano per la sostenibilità ambientale. La Regione con il maggior numero di imprese agricole femminili è la Sicilia, seguita da Puglia e Campania. 

All’interno del segmento spiccano gli agriturismi e le fattorie didattiche (che rappresentano il 60% del totale), così come le aziende biologiche; gli allevamenti zootecnici guidati da donne superano il 43% e le aziende floricole sfiorano il 50%. Ora servono degli strumenti adeguati che stimolino l’accesso al credito e all’innovazione.

Donne in Campo-Cia e Confagricoltura Donna segnalano l’urgenza di una legge quadro per l’imprenditoria femminile in agricoltura, che preveda, tra l’altro, la costituzione di un ufficio permanente presso il ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, e di un osservatorio ad hoc, con l’obiettivo di promuovere l’accesso delle donne all’attività agricola e di potenziare le politiche attive del lavoro nel settore primario.

Le presidenti delle due associazioni datoriali, Pina Terenzi (Donne in Campo-Cia) e Alessandra Oddi Baglioni (Confagricoltura Donna), rilevano la carenza di politiche nazionali a favore dell’imprenditoria e del lavoro femminili in agricoltura.

Ridurre il divario di genere

“Le oltre 200mila imprenditrici agricole italiane sono in prima linea per difendere il settore quale asset strategico del Paese, dove la produzione di cibo e la tutela del territorio camminano insieme, rappresentando il patrimonio di biodiversità, salute e benessere, cultura e tradizione del made in Italy”, ha affermato Pina Terenzi, presidente di Donne in Campo-Cia.

“Secondo l’Ocse, riducendo il divario di genere nell'accesso alle risorse produttive, la produzione delle imprese agricole femminili aumenterebbe del 20% - 30%. Un contributo concreto alla sicurezza alimentare a cui non possiamo rinunciare, considerando che dovremo sfamare una popolazione di dieci miliardi di persone entro il 2050. L’agricoltura, oltre ad essere un settore fondamentale per la nostra economia, è uno dei comparti a maggior presenza femminile, con buone prospettive di crescita nella fascia manageriale. Infatti, in dieci anni, le donne a capo di aziende agricole sono passate da una su quattro nel 2000, a una su tre. Inoltre, le aziende condotte da donne sono socialmente più responsabili e aprono la strada a un futuro più inclusivo e resiliente”, ha aggiunto Alessandra Oddi Baglioni, presidente di Confagricoltura Donna.

Le due organizzazioni evidenziano la necessità di mettere a disposizione strumenti legislativi e istituzionali, così come accaduto per l’imprenditoria giovanile, con l’obiettivo di valorizzare l’apporto delle donne: una parte fondamentale del mondo agricolo, impegnata nell’innovazione, nella sostenibilità e nella costruzione di sistemi alimentari sostenibili.

Fonte: Donne in Campo-Cia e Confagricoltura Donna

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